“La priorità era evitare una collisione tra i due aerei”. È quanto ha dichiarato giovedì uno dei testimoni che ha preso la parola nella prima giornata del processo per lo schianto di un F/A-18 nella regione del passo del Susten (BE/UR). Per l’incidente, che nell’estate del 2016 costò la vita a un pilota 27enne, sul banco degli imputati siedono un controllore di Skyguide (l’autorità responsabile del controllo del traffico aereo civile e militare, ndr) e un pilota delle Forze aeree svizzere.
In aula ha testimoniato un controllore del traffico aereo, che quel giorno d’estate era seduto accanto all’imputato nel sito di Skyguide a Meiringen (BE). L’uomo ha spiegato che dopo aver constatato la mancanza di collegamento radar tra i due velivoli (“break lock” in gergo aeronautico) la priorità era di evitare una collisione tra loro. Ciò ha portato all’assegnazione errata al jet della vittima di un livello di volo 100 (Flight level 100, pari a una quota di 10’000 piedi o 3’048 metri) invece del livello di volo 150 (15’000 piedi o 4’572 metri).
Poiché nel frattempo la comunicazione radio con il pilota poi deceduto era stata inoltrata da Meiringen al sito di Dübendorf (ZH), il controllore del traffico aereo non fu più in grado di correggere il suo errore. Il tentativo di contattare Dübendorf per telefono si rivelò infatti tardivo. Il controllore, che era lì operativo, oggi in aula ha spiegato di essersi concentrato sulla presa in consegna dell’aereo via radio. Per questo motivo, ha risposto alla telefonata da Meiringen troppo tardi.
Lo schianto undici metri sotto la cresta
Il 27enne si è schiantato contro la parete rocciosa dell’Hinter Tierberg, tra i cantoni di Berna e Uri, a una quota di 3’319 metri - circa undici metri sotto la cresta - solo 58 secondi dopo l’istruzione errata. Il pilota leader, ossia il pilota che lo guidava nell’addestramento, ora imputato, ha poi trasmesso l’indicazione “black smoke” (fumo nero), ha testimoniato il controllore di Dübendorf.
Il caccia militare impattò contro questa montagna, undici metri sotto la cresta
Per l’accusa, l’incidente mortale è da ricondurre a una mancanza di attenzione da parte dei due uomini alla sbarra. Da un lato, il pilota leader, che volava davanti, per uno scostamento dalle prescrizioni nella procedura di decollo, impedì al 27enne di collegarsi a lui via radar. Dall’altro, il controllore del traffico aereo, come dichiarato anche dai testimoni, fornì alla vittima una quota minima di volo troppo bassa.
I due caccia erano partiti dall’aerodromo militare di Meiringen. Il velivolo del vodese e la sua scatola nera andarono completamente distrutti, per cui durante l’inchiesta non è stato possibile basarsi sui dati di volo.
La sentenza è attesa al termine dei dibattimenti, martedì prossimo.
RG 07.00 del 04.01.2024 - Il servizio di Sofia Stroppini
RSI Info 04.01.2024, 07:30
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