Ci si potrebbe domandare cosa spinga una persona a scegliere di svolgere una professione tanto pericolosa come quella dello sminatore, che si occupa di smantellare mine antiuomo e rischia ad ogni passo la propria vita. “Se si rispettano le regole e gli standard di sicurezza, non si corre quasi alcun pericolo”, spiega Alex von Roy, collaboratore della Fondation Suisse de Déminage (FSD), organizzazione attiva a livello internazionale da 25 anni.
Secondo von Roy, il suo lavoro è meno rischioso della guida: “si verificano più incidenti mortali lungo la strada che porta al campo minato rispetto a quelli durante le attività di sminamento”. Lo considera un lavoro appassionante, che consente di viaggiare in tutto il mondo.
Per determinare le zone su cui intervenire occorre un grande sforzo di preparazione per ridurre al minimo la probabilità di incidenti, riferisce Angela De Santis, specializzata in cartografia e mappatura per mezzo di tecnologie avanzate. “Bisogna anzitutto raccogliere informazioni sul contesto del conflitto e sui fronti che combattono”, spiega l’esperta.
Poi, “occorre parlare con la gente del posto e raccogliere le testimonianze dei cittadini”. Dopo aver definito le zone che devono essere bonificate, si procede informando la popolazione locale sui rischi che potrebbero incontrare. La FSD si impegna dunque anche sul fronte della sensibilizzazione, nell’educazione e nell’assistenza delle vittime, conclude De Santis.