L'associazione umanitaria svizzera Afghanistanhilfe è ancora nel Paese, nonostante il divieto dei talebani alle donne di lavorare nelle ONG, assicura il suo presidente. Ma un ritiro è possibile se si applica il divieto di lavorare per le donne. "Senza le donne al fronte, ad esempio ostetriche, educatrici, infermiere, non possiamo fornire aiuto a ragazze e donne", ha aggiunto in un'intervista Michael Kunz, che è a capo della più grande organizzazione umanitaria svizzera in Afganistan.
"In effetti, il sistema sanitario non funzionerebbe senza le donne", afferma. "La domanda è se i talebani sono pronti ad accettare questo crollo". In caso di ritiro dell'associazione dall'Afghanistan, il manager ritiene di poter mantenere gli ospedali locali in servizio di emergenza. Kunz critica anche la Svizzera. "Abbiamo presentato diverse richieste di visti umanitari per i nostri dipendenti che si sono rifugiati in Iran, invano". Gli ostacoli sono molto alti, continua. "Persino le fotografie delle torture e gli ordini di perquisizione dei talebani non bastano alle autorità elvetiche".
Diverse ONG, tra cui Save the Children, il Norwegian Refugee Council e CARE International, hanno annunciato che sospenderanno le loro attività in Afghanistan dopo che i talebani hanno vietato il lavoro delle donne nel lavoro umanitario. Sabato 24 dicembre il Ministero dell'Economia afghano ha ordinato a tutte le organizzazioni non governative di interrompere il lavoro con le donne o rischiare la sospensione della loro licenza di esercizio.
Aiuti sospesi in Afghanistan
Telegiornale 26.12.2022, 13:30