Quanto di magico c’è ancora nella formula che definisce la ripartizione dei seggi tra i partiti all’interno del Consiglio federale? Un interrogativo al centro del dibattito politico nazionale, in questa nuova legislatura che inizierà lunedì prossimo con l’apertura dei lavori del Parlamento, un Legislativo rinnovato dopo le elezioni federali, edizione 2019.
Per la neo-consigliera nazionale del PLR Anna Giacometti "c’è una regola non scritta che dice che un consigliere federale in carica che si ripresenta e che è sostenuto dal suo partito va riconfermato. In questo caso in pericolo c’è Ignazio Cassis e con lui anche il seggio della Svizzera italiana in governo che a mio modo di veder va difeso".
La rivendicazione dei Verdi che mirano ad accedere al Consiglio federale viene respinta anche dall’UDC e dal PPD, per il consigliere nazionale Martin Candinas occorre ora discutere e ripensare la formula magica che da 60 anni definisce gli equilibri partitici all’interno del Governo. "Oggi in Consiglio federale è rappresentato, attraverso i partiti, il 69% della popolazione, la proporzione più bassa da sempre. Questo perché per la prima volta nella storia svizzera abbiamo cinque partiti che hanno superato il 10% delle preferenze alle elezioni. Si tratta di una situazione nuova che va ora affrontata. Penso che già a gennaio occorre convocare un vertice nazionale per discutere e ridefinire una nuova formula magica".
Tra le opzioni possibili per il futuro c’è anche quella di un Consiglio federale non più composto da soli sette membri ma da nove ministri. "A mio modo di vedere questa è un’opzione legittima, anche se va studiata a fondo – ha fatto notare il consigliere nazionale socialista Jon Pult – È anche un modo per difendere la Svizzera italiana. Con sette membri il giorno in cui Ignazio Cassis lascerà il governo la probabilità che la Svizzera italiana possa riottenere di nuovo e velocemente un proprio consigliere federale è davvero remota. In questo senso il Governo a 9 membri è senza dubbio utile”.
Finora il Parlamento e anche il Governo hanno sempre bocciato questa eventualità, presentata più volte, anche con un’iniziativa cantonale ticinese. Sarà in ogni caso questo uno degli argomenti principali che segnerà l’inizio della nuova legislatura, per capire se e come riformare il Consiglio federale, 60 anni dopo la nascita di una formula con oggi molti non ritengono più sufficientemente magica.