Svizzera

Ancora dubbi sulla provenienza dell'oro della Valcambi

RTS rivela importazioni da una discussa società di Dubai anche dopo gli impegni assunti nel 2019

  • 4 settembre 2023, 08:57
  • 8 settembre 2023, 22:05

RG 07.00 del 04.09.2023 Il servizio di Maria Jannuzzi

RSI Info 04.09.2023, 07:46

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Di: pon

La Valcambi di Balerna, la maggiore raffineria d'oro della Svizzera - Paese da cui transita almeno il 60% della produzione mondiale di questo metallo - ha continuato anche dopo il 2019 a importare lingotti dalla MTM, raffineria di Dubai appartenente al gruppo Kaloti, su cui gravano sospetti di riciclaggio e commercializzazione di oro proveniente da zone di conflitto. Non è dato sapere, invece, se lo faccia ancora oggi. È quanto rivelato da Mise au point della RTS, entrata in possesso di uno scritto confidenziale che l'Ufficio centrale del controllo dei metalli preziosi (parte dell'Ufficio federale della dogana e della sicurezza dei confini) aveva inviato alla società ticinese dopo un'ispezione del dicembre 2020.

In quell'occasione era stata constatata la presenza di lingotti provenienti dalla MTM, con la quale il direttore di Valcambi in un'intervista di un anno prima alla Berner Zeitung aveva sostenuto di non avere più rapporti. E ancora nell'ottobre del 2020, a Le Temps, aveva assicurato che la ditta ticinese rispettava "tutte le regole e si spinge pure oltre (...) e compiamo tutti i controlli necessari per evitare che oro di dubbia provenienza entri nella catena (...)". Non è infatti la prima volta che la Valcambi viene chiamata in causa per l'origine incerta di una parte dell'oro che raffina. Negli scorsi anni era già stata criticata per questo motivo dall'ONG Swissaid.

L'esterno della sede della Valcambi in una foto del 2015

L'esterno della sede della Valcambi in una foto del 2015

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"Rischi molto importanti sulla provenienza"

Nella missiva di cui sopra, i funzionari federali scrivevano che "Valcambi ha deciso di continuare la sua relazione di affari con MTM malgrado rischi molto importanti sulla provenienza dell'oro", senza condurre un'ispezione in loco a Dubai e fidandosi delle informazioni fornite da un intermediario finanziario, la società Trust One. Nessuna sanzione, pero: "una relazione potenzialmente delicata non costituisce prova di un'infrazione penale", ha fatto sapere il Dipartimento federale delle finanze.

Sulla questione Valcambi non ha risposto alle domande di RTS. Le rivelazioni sono giudicate problematiche da Olivier Müller, esperto di orologeria ed ex dirigente di una raffineria. "È stata superata una linea rossa", afferma. "Tutta la catena di approvvigionamento è opaca con Kaloti. È un rischio reputazionale enorme che potrebbe nuocere anche gli altri attori del mercato elvetico", aggiunge.

La certificazione LBMA

Marc Ummel di Swissaid spiega dal canto suo che l'interesse a importare e raffinare nuovamente oro già raffinato al 99,5% sta nel fatto che l'oro di Dubai non dispone del certificato LBMA, standard internazionale che certifica qualità e provenienza e permette poi di vendere il prodotto a banche o fabbricanti di orologi. In Svizzera l'oro acquisisce questo certificato e acquista di conseguenza valore.

Il certificatore LBMA - a sua volta contattato da RTS - afferma di seguire attentamente le imprese a beneficio di questa attestazione ma non vede "alcun problema a importare oro da Dubai purché da fonte responsabile". Secondo i dati della Confederazione, dalle 120 alle 150 tonnellate di oro arrivano ogni anno nella Confederazione dall'Emirato, per un valore di miliardi di franchi.

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