Il prossimo 20 dicembre, la centrale di Mühleberg, la prima centrale atomica svizzera, verrà messa fuori servizio. Per le altre è solo una questione di tempo. Ora, tuttavia, i gestori hanno depositato un ricorso contro la decisione del Consiglio federale di aumentare le riserve economiche, ovvero il fondo di cui dispongono per finanziare lo smantellamento dei reattori e lo stoccaggio delle scorie.
“Questa decisione del Governo porta a maggiori contributi da parte delle aziende e blocca gli investimenti nelle energie alternative. Sarebbe molto meglio investirli per la svolta energetica”, spiega Michael Franke, direttore dell’associazione svizzera produttori di elettricità.
Michael Franke, direttore dell’associazione svizzera produttori di elettricità
RSI Info 31.03.2019, 00:16
La Confederazione ha fatto da parte sua un calcolo molto semplice: da decenni i produttori alimentano il fondo in base alla produzione, il patrimonio viene investito, per far aumentare il capitale. Ma ora gli interessi sui gli investimenti sicuri sono pressoché a zero, e il conto iniziale non torna più. In sintesi: ci vogliono più soldi.
“Il nostro orizzonte di investimento è sui 100 anni – continua Franke –, calcolare un tasso di rendita medio del 2% su questo periodo non è adeguato”
“Servono mezzi per costruire un deposito sicuro”
Di opinione opposta la Fondazione svizzera per l’energia, da sempre osservatrice critica del nucleare. L’esperienza dei primi smantellamenti di reattori avrebbe insegnato che i preventivi vanno corretti, ma verso l’alto.
"Queste lamentele sono comprensibili, ma non facciamoci ingannare”, mette in guardia il direttore, Nils Epprecht, che aggiunge: “Lo stoccaggio delle scorie radioattive è un progetto secolare, è necessario prevedere i mezzi necessari per costruire un deposito veramente sicuro”.
Nils Epprecht, direttore Fondazione svizzera per l’energia
RSI Info 31.03.2019, 00:16
Adesso l’ultima parola spetta ai tribunali, che dovranno esprimersi sul ricorso dei gestori delle centrali atomiche svizzere.