Svizzera

Blitz antimafia: 6 arresti in Svizzera

Azione coordinata con l'Italia contro la cosca 'ndranghetista dei Molè: due persone in manette in Ticino e una nei Grigioni - A San Gallo base logistica per il traffico di droga

  • 16 novembre 2021, 11:50
  • 20 novembre, 19:13
00:45

Notiziario 11.00 del 16-11-2021 Due persone in manette nei Grigioni e una in Ticino

RSI Info 16.11.2021, 12:19

Di: eb 

Sei cittadini italiani sono stati arrestati oggi, martedì, dalla polizia ticinese, grigionese, zurighese e sangallese sulla base di domande d'estradizione formulate dalla giustizia italiana. In particolare, due persone sono finite in manette in Ticino e una nei Grigioni (a differenza di quanto comunicato inizialmente), due nel canton San Gallo e una nel canton Zurigo. Lo comunica l'Ufficio federale di giustizia (UFG), precisando che, sempre su richiesta delle autorità italiane, sono state effettuate delle perquisizioni domiciliari in Ticino.

Gli arresti scattati in Svizzera fanno parte di una maxi operazione antimafia condotta martedì dagli inquirenti italiani di Calabria, Lombardia e Toscana contro la cosca Molè di Gioia Tauro che ha portato a 100 misure cautelari. Gli indagati sono accusati, a vario titolo, di associazione mafiosa, detenzione e porto illegale di armi, estorsione, riciclaggio, intestazione fittizia di beni, traffico internazionale di stupefacenti.

La collaborazione è stata confermata dalla Fedpol che su Twitter parla di "azione coordinata contro la mafia" tra i due Paesi che è frutto anche di indagini del Ministero pubblico della Confederazione e della polizia federale. Per quanto riguarda le persone arrestate in Svizzera, l'MPC in una nota parla di traffico di droga e in particolare di cocaina.

"I soggetti operanti in Svizzera sono risultati direttamente dipendenti dalle articolazioni di vertice della 'ndrangheta operanti nei territori di origine", scrive il Ministero pubblico della Confederazione. In territorio elvetico, "è in particolare stata appurata un’attività legata al traffico internazionale di stupefacenti, che vedeva sempre coinvolti soggetti operanti in Italia. Già nella fase istruttoria segreta in Svizzera e in Italia è stato possibile arrestare persone e sequestrare importanti quantitativi di sostanza stupefacente del tipo cocaina".

Le indagini in Svizzera

Gli inquirenti italiani, inoltre, indicano il canton San Gallo come "base logistica per alcuni dei soggetti indagati che vi si sono stabilmente insediati, dedicandosi prevalentemente ai traffici di sostanza stupefacente proveniente dall’Italia, provvedendo, nel contempo, a radicarsi e ramificarsi allo scopo di costituire in loco nuove strutture territoriali di ‘ndrangheta".

L'MPC, dal canto suo, conferma che Il Ministero pubblico di San Gallo, con la collaborazione della fedpol, "conduce un procedimento penale per titolo di infrazione alla Legge federale sugli stupefacenti", mentre lo stesso MPC ha aperto un’istruzione penale per titolo di sostegno e/o partecipazione a un’organizzazione criminale.

Gli inquirenti sangallesi, nel corso di indagini proprie, hanno rilevato "un evidente contesto di criminalità organizzata che toccava più cantoni della Svizzera e che presentava uno spessore internazionale". Da qui il contatto con le autorità italiane e il coordinamento con le varie procure di Milano e Reggio Calabria, da cui è nata la formazione di una squadra investigativa comune ("Joint Investigation Team”).

Secondo quanto spiegato dagli inquirenti di Reggio Calabria durante una conferenza stampa, proprio nel canton San Gallo "si facevano regolari riunioni di 'ndrangheta", perché i soggetti coinvolti "si sentivano liberi di incontrarsi senza le problematiche legate all'associazione a delinquere di stampo mafioso".

Le infiltrazioni della mafia a Como

Nel corso delle indagini, scrivono ancora le autorità elvetiche, "sono emersi rapporti stretti tra gli imputati in Svizzera e altri Clan attivi nel territorio di Como". In Lombardia, la guardia di finanza e la polizia di Stato, sempre oggi, hanno fermato 54 persone accusate di associazione di stampo 'ndranghetista, al termine di un'indagine che ha permesso di "ricostruire la storia di circa quindici anni di presenza della ‘ndrangheta nel territorio a cavallo tra le province di Como e Varese, evidenziandone la vocazione sempre più imprenditoriale e svelandone le modalità di mimetizzazione e compenetrazione con il tessuto economico-legale", scrivono le fiamme gialle comasche in un comunicato stampa.

Si parla di estorsione, usura, bancarotta fraudolenta, frode fiscale e corruzione. I presunti appartenenti alla cosca Molè avrebbero anche costretto degli imprenditori lombardi "al pagamento di ingenti somme di denaro per poi acquisire la totale gestione e controllo di attività economiche", avvalendosi anche "della forza di intimidazione e della condizione di assoggettamento e omertà" tipiche delle organizzazioni criminali.

Tra i settori infiltrati, i trasporti, la ristorazione, ma anche i servizi di pulizia e facchinaggio. Un'azienda che opera nel settore logistico è stata sequestrata.

Il Ticino

I due arresti avvenuti in Ticino - di cui non si conoscono ancora i dettagli - sono collegati al lato comasco delle indagini, che è stato coordinato dalla Direzione distrettuale antimafia di Milano. In questo caso di parla soprattutto di attività economiche e reati (anche fiscali) commessi a cavallo del confine.

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