L'edizione 2019 di Baselworld, la fiera dell'orologio che ogni anno riunisce a Basilea il meglio del settore, ha chiuso lunedì con cifre impietose (circa 500 espositori contro i 700 del 2018 e il migliaio del 2017), che indicano un calo di interesse.
"Quest'anno abbiamo avuto meno visitatori (81'200; -22%), meno espositori (520; -20%) e meno media (3'300; -12%). Ma questo 12% lo abbiamo recuperato in presenza digitale", ha assicurato il direttore generale Michel Loris-Melikoff davanti ai media e agli espositori.
Tra i grandi assenti Swatch Group che, per presentare prodotti e innovazioni, ha preferito affidarsi alla propria rete mondiale di filiali in modo da proporre le ultime collezioni di orologi durante tutto l'anno. La partecipazione alla fiera, inoltre, costa molto. Swatch Group, che era rappresentato a Basilea con la maggior parte dei suoi 18 marchi, pagava circa 50 milioni di franchi all'anno, ossia l'8% delle spese di marketing del gruppo.
Dopo Swatch, anche il marchio di orologi ginevrino Raymond Weil e Corum, appartenente alla holding cinese Citychamp, ha annunciato che non parteciperà più alla manifestazione renana. In futuro incontrerà sempre più spesso i clienti in occasione di eventi esclusivi, durante tutto l'anno.
Pilastri importanti come Rolex, Patek Philippe, Chopard, Chanel, Breitling, Gucci, Carl. F. Bucherer o i marchi del gruppo francese LVMH (Bulgari, Tag Heuer, Hublot e Zenith) per ora rimangono fedeli al salone, ma chiedono cambiamenti.
ATS/pon