Tanto conosciuto durante la pandemia, il telelavoro sembra non piacere più a molte aziende. E non solo. Negli Stati Uniti il presidente Donald Trump ha firmato un ordine esecutivo che mette fine al lavoro a distanza per i dipendenti federali. Anche in Svizzera grandi gruppi come Schindler, Swatch, Swisscom e Sulzer hanno imposto ai loro dipendenti di tornare a lavorare in presenza.
Siamo di fronte alla fine del telelavoro? Secondo Andrea Martone, economista e specialista in risorse umane, no. O meglio, sta cambiando il modo di concepire il lavoro, soprattutto da parte dei giovani. Questi sono sempre più attenti all’equilibrio tra vita privata e vita professionale, per il quale “il telelavoro non è l’unico strumento, ma è forse uno dei più importanti”, indica ai microfoni della RSI, intervistato dal magazine di approfondimento Modem. Soprattutto per attrarre “i giovani capaci, che sul mercato possono scegliere il loro posto di lavoro”.
Le aziende, però, osservano da vicino anche gli svantaggi di questi modelli. L’amministratore delegato di Amazon, Andy Jassy, ha spiegato le ragioni del ritorno in ufficio così: “Collaborare, fare brainstorming e inventare è più semplice ed efficace. L’insegnamento e l’apprendimento reciproco sono più fluidi e i team tendono a essere più connessi tra loro”. Tra gli svantaggi del telelavoro, osserva Andrea Martone, c’è “una minore identificazione e quindi un minor senso di appartenenza all’azienda”, una sorta di maggiore “infedeltà”.
Dipendenti più soddisfatti e produttivi
Secondo vari studi, svolti soprattutto durante la pandemia, la produttività dei dipendenti non sembra calare se lavorano da casa. E per i lavoratori i vantaggi sono tanti: “Maggiore autonomia, responsabilità, flessibilità, non doversi spostare”, indica Marco Taddei, membro di direzione dell’Unione svizzera degli imprenditori. “Il lavoratore in generale è più soddisfatto e più produttivo”.
A essere problematico nel lavorare da casa, prosegue Taddei, è l’isolamento sociale, ma se fatto a tempo parziale si riesce a trovare “il giusto equilibrio per massimizzare i vantaggi e minimizzare gli svantaggi”. Chiaramente, il telelavoro non è fattibile per tutti i tipi di professione, ma laddove possibile, sembra essere un’opzione per restare al passo coi tempi.
Necessario l’accordo tra lavoratori e datori
Insomma, aziende e lavoratori devono trovare la loro “ricetta magica”. Anche perché il telelavoro deve essere concordato dalle due parti o tramite un contratto collettivo, ricorda Luca Cirigliano, giurista e segretario centrale dell’Unione sindacale svizzera. Infatti nella legge il telelavoro non è normato. “L’idea della giurisprudenza, anche del sistema legale svizzero, è che si regola solo quando proprio si deve”. Quello che forse dovrebbe essere normato, indica Cirigliano, sono le questioni legate all’ergonomia e al materiale che il lavoratore mette a disposizione di tasca propria quando lavora da casa.