Svizzera

Chiese in Svizzera: un’emorragia di fedeli

Gli ultimi dati, sull’onda degli scandali per gli abusi, mostrano un sensibile aumento delle defezioni sia in ambito cattolico, che in quello evangelico riformato

  • 14 novembre, 18:54
  • 14 novembre, 19:07
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Crescono gli abbandoni alle Chiese, cattolica e riformata

SEIDISERA 14.11.2024, 18:00

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Di: SEIDISERA/Gianluca Olgiati 

Si commentano ormai da sé le cifre che concernono le defezioni dalle chiese in Svizzera. Per quanto riguarda la Chiesa cattolica, sono 67’500 le persone che ne sono uscite lo scorso anno: un dato che corrisponde al doppio rispetto al 2022. Ma cifre che fanno riflettere concernono anche la Chiesa evangelica riformata, la quale ha dovuto fare i conti con 39’500 defezioni, il 30% in più nel giro di un anno.

Le statistiche sono state presentate oggi, giovedì e, sullo sfondo di queste cifre, si colloca una data che per molti fedeli rappresenta uno spartiacque: quella del 12 settembre del 2023, quando uno studio dell’Università di Zurigo aveva portato alla luce più di un migliaio di abusi in ambito ecclesiale insabbiati. Di qui, un’emorragia di fedeli inarrestabile, nonostante la dichiarata volontà di trasparenza e l’annuncio di contromisure per combattere il fenomeno.

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Chi crede di più e chi crede di meno

SEIDISERA 14.11.2024, 18:00

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Per Rita Famos, presidente della Chiesa evangelica riformata svizzera, l’impatto mediatico legato al tema ha indotto molte persone ad attuare una decisione, quella di lasciare la chiesa, già presa da tempo. E questa tendenza, anche se risulterà meno marcata, non si arresterà neppure nell’anno in corso, a detta dell’Istituto svizzero di sociologia pastorale. Più in generale è la secolarizzazione della società a causare, e da tempo, le defezioni dalle chiese. Ma un altro dato destinato a far riflettere risiede poi nel fatto che sempre meno persone entrano nelle chiese attraverso il battesimo. “Se chi abbandona la Chiesa spesso motiva la sua decisione con una lettera”, non si ravvisano “le ragioni di chi decide di non battezzare i propri figli”, osserva in proposito Urs Brosi, segretario generale della Conferenza centrale cattolica romana in Svizzera.

A fronte di queste tendenze, resta però l’impegno sociale profuso da entrambe le chiese, grazie ad un numero di volontari che, nonostante tutto, resta più o meno stabile. Un impegno che si esplicita su più versanti, dai progetti sociali al sostegno per i migranti. Volendo fare un esempio, nel solo cantone di Basilea Campagna si parla di più di mezzo milione di ore di lavoro all’anno, e in buona parte di volontariato. Il lavoro certamente non manca. Ma a farlo saranno due chiese sempre più piccole, con meno risorse e meno fedeli.

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