La Dichiarazione di Berna chiede di istituire una sorveglianza del settore delle materie prime in Svizzera, sul modello della FINMA per i mercati finanziari. La Confederazione, afferma fra l'altro l'ONG, rischia di subire una pressione internazionale analoga a quella esercitata in relazione al segreto bancario. "La pressione c'è già stata e anche un adeguamento", replica Marco Passalia, segretario della Lugano Commodity Trading Association, che parla di un settore la cui attività è "già iperregolamentata" anche per il rispetto dell'ambiente e dei diritti umani. "Sono una cinquantina le norme da seguire".
Un settore discreto e sconosciuto ai più, questo sì, ma "perché si tratta di intermediari, con cui il consumatore non ha mai nulla a che vedere e di cui non trova i marchi sugli scaffali".
Ma, proprio perché poco noto, cosa rappresenta in cifre per l'economia nazionale? Tre, cinque o addirittura otto per cento del PIL a dipendenza degli studi, persino più del turismo. Si parla di "un'ottantina di aziende a Lugano e di 500-550 a livello svizzero". I posti di lavoro sono "1'500 nella Svizzera italiana, almeno 5'000 sul piano nazionale", i fatturati in molti casi mutimiliardari: le maggiori cinque aziende elvetiche per cifra d'affari operano in quel campo, capeggiate da Vitol, le cui vendite a titolo di paragone sono oltre il triplo di quelle di Nestlé.
La piazza più importante è Ginevra, attiva da più di un secolo, seguita da Zugo e da quella ticinese, "storicamente legata al settore industriale del Nord Italia e quindi specializzata soprattutto in metalli, acciaio e metalli di base in primis ma anche oro e carbone". Sulle rive del Lemano, invece, si stima per esempio che sia smerciato il 75% del petrolio russo. Ginevra è anche il primo mercato globale per i cereali.
Più che la fiscalità, ad attirare queste società in Svizzera sono una burocrazia snella e la certezza del diritto. La concorrenza non manca: "È aggressiva e potrei dire anche sleale", afferma Passalia. "Se dico Singapore non è un nome nuovo, ma anche Dubai e Malaysia propongono condizioni estremamente favorevoli". Ciononostante, "in base alla mia esperienza la tendenza è ancora all'insediamento in Svizzera (una ventina di aziende in più a Lugano negli ultimi anni) e non alla fuga".
Stefano Pongan