Claude Nicollier compie oggi (lunedì) ottant’anni. È stato il primo e finora unico astronauta svizzero ad andare nello spazio. La RSI lo ha intervistato al Politecnico federale di Losanna, dove è professore onorario, per parlare delle recenti missioni spaziali, di cosa sta diventando lo spazio, delle sfide future e ovviamente dei suoi ottanta, specialissimi, anni.
È il 31 luglio del 1992 e a bordo dello Space Shuttle Atlantis c’è il primo svizzero della storia a salpare verso gli abissi dello spazio. “Se lo vuoi veramente, lo puoi fare”, è sempre stato il suo mantra. Claude Nicollier, astrofisico, pilota delle forze aeree svizzere e di Swissair, nel 1976, a 32 anni, il suo sogno di bambino lo corona. È uno dei soli tre prescelti dall’Agenzia Spaziale Europea, l’ESA (nata solamente l’anno prima), per diventare astronauta. Sono anni intensi. Per vedere le stelle da vicino bisogna essere molto allenati. A Houston, in Texas, l’addestramento della NASA, da unico europeo in mezzo agli americani. Non è facile. Nicollier utilizza le proprie vacanze per tornare in patria a prestare servizio militare volontario sui suoi amati caccia.
Poi nel 1992 la prima missione a bordo dello Shuttle, a 300 km dalla superficie terrestre. È uno jodel svizzero ad accoglierlo in orbita l’anno dopo. L’obiettivo della seconda missione è delicato: bisogna riparare il satellite Hubble. In gioco c’è la reputazione della NASA, parecchi miliardi e il futuro dell’osservazione scientifica dello spazio profondo. Claude cattura il telescopio dirigendo il braccio robotico. È un successo e il difetto è risolto. Se ancora oggi Hubble continua a catturare queste straordinarie immagini, è anche merito suo.
Nicollier diventa un mito, osannato dai presidenti americani e dai consiglieri federali. Poi altre due missioni: nel 1996 a bordo dello Shuttle Columbia, lo stesso del drammatico incidente del 2003, e l’ultima, nel dicembre del 1999, tra vestiti natalizi e una passeggiata spaziale da brivido di 8 ore e 10 minuti. A 21mila km orari, compiendo 5 volte il giro della Terra, la temperatura oscilla tra +122 e -130 gradi. Ma lui sorride, anche se ha al braccio la bandiera americana, è uno svizzero.
L’intervista
Claude Nicollier, 80 anni oggi e ancora gli occhi di un bambino che scruta le stelle...
“È solo che la Terra ha fatto un po’ meno di 80 giri intorno al sole dalla mia nascita, ma se fossi nato su Giove avrei poco piu’ di 7 anni....”.
La prima ispirazione?
“Tin Tin “gli uomini sulla luna” è stato pubblicato quando avevo 10 anni e per me fu un motivo di ispirazione, non dico che sono diventato astronauta per quello, ma è stato importante per me”.
Prima uscita nello spazio, 1999, sullo Space Shuttle Discovery. Sarà l’ultima missione e l’unica attività extraveicolare, durata 8 ore e 10 minuti per riparare parti del telescopio spaziale Hubble.
“Mi ricordo lo splendore della visione e ho detto: Wow... è stata un’emozione unica quando il portellone si è aperto”.¨
Da qualche anno l’orbita terrestre è terreno di conquista di molti privati. Fra questi la società Space X di Elon Musk...
“Circa 15 anni fa la Nasa decise che avrebbe lasciato lo sfruttamento dell’orbita terrestre bassa, la salita e la discesa verso le stazioni spaziali, alle società private”.
Perché?
“Perché la Nasa è un’agenzia di esplorazione, e portare persone su e giu non è esplorazione”.
Già, ora l’obiettivo è di nuovo la Luna o Marte...
“Si’, certo si potrà vivere sulla Luna o anche su Marte, il problema è sapere per quanto tempo... questa idea delle colonie umane su Marte... non ci credo molto, avremmo una stazione al polo sud della Luna, lì si potrà restare per dei mesi , ma non credo per anni”..
Una vita privilegiata, ci dice Claude Nicollier, ottant’anni di amicizie, esperienze uniche per il primo svizzero nello spazio.