La pandemia di Covid-19 non preoccupa più gli svizzeri, o almeno in misura molto minore. Secondo un sondaggio di Tamedia e 20 Minuten infatti solo l’11% degli intervistati considera ancora prioritaria la lotta alla pandemia di coronavirus. A poco più di un anno dalle elezioni federali in cima alle inquietudini che interessano gli svizzeri ci sono invece i costi della salute, le pensioni di vecchiaia e i cambiamenti climatici.
Due terzi delle persone che hanno preso parte a metà agosto al sondaggio online, considerano i costi sanitari un problema urgente. Più della metà degli intervistati ha anche menzionato le pensioni di vecchiaia e il riscaldamento globale fra le principali preoccupazioni. Seguono le relazioni con l'UE, l'immigrazione e l'istruzione.
La lotta contro la pandemia è in fondo alla lista, insieme alla disoccupazione e al fanatismo religioso. Da notare inoltre che i tre quarti degli svizzeri giudicano positiva o piuttosto positiva la politica attuata dalla Svizzera contro il coronavirus. In un analogo sondaggio dello scorso dicembre, più del 50% considerava ancora la lotta contro il Covid-19 una priorità. Il tema si piazzava allora al terzo posto, dopo i costi sanitari e le pensioni.
Non convince la costruzione di nuove centrali atomiche
Due terzi degli intervistati ritengono inoltre che in inverno ci sarà una carenza di energia. Più del 40% ha dichiarato di prepararsi a questo scenario, ad esempio acquistando legna o olio per il riscaldamento. E se proprio oggi (domenica), secondo Le Matin Dimanche e la SonntagsZeitung, un comitato di rappresentanti dei partiti di destra e del mondo economico sta preparandosi a lanciare un'iniziativa popolare per revocare il divieto di costruire nuove centrali nucleari in Svizzera, questa opzione non sembra raccogliere il favore degli intervistati. Più della metà della popolazione svizzera è infatti favorevole a un eventuale prolungamento della durata di funzionamento delle centrali nucleari, ma non c'è una maggioranza a favore della costruzione di nuovi reattori. Gli uomini (45%) sono più favorevoli a nuove centrali nucleari rispetto alle donne (33%).
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Quasi due terzi della popolazione spera inoltre che le energie rinnovabili contribuiscano ad alleviare la crisi, se necessario anche a spese della tutela del paesaggio.
Il sondaggio rappresentativo è stato condotto online il 15 e 16 agosto dal LeeWas Institute in collaborazione con 20 Minuten e Tamedia. Hanno partecipato 26’298 persone provenienti da tutta la Svizzera. Il margine di errore è di +/- 1,1 punti percentuali.
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