A causa del caldo - e del cambiamento climatico - i ghiacciai continuano a ritirarsi. Una situazione che farà sì che una capanna su cinque sarà confrontata con problemi strutturali di approvvigionamento idrico. A lanciare l’allarme il Club alpino svizzero, che spiega come nei casi più critici ciò potrebbe portare alla chiusura.
Il caldo si sente anche alla capanna del Blümlisalp, nell’Oberland Bernese. Qui, come in tutte le Alpi, i ghiacciai si sciolgono sempre più velocemente, perché sono sempre meno protetti dalla neve. "Fa male vedere i ghiacciai ritirarsi e vedere quanto rapidamente succede", spiega Hans Hostettler, gestore di una capanna. E questo costituisce un problema, visto che l'acqua utilizzata qui è quella che arriva dai ghiacciai. "La fontana mi permette di controllare quanta acqua abbiamo, e si vede che ne abbiamo poca", sottolinea Hostettler.
La situazione si è aggravata quest’anno, con un inverno con poca neve e una primavera calda, che ha sciolto in anticipo le riserve d'acqua.
Il Club alpino svizzero stima che a medio termine, una capanna su cinque – circa una trentina di quelle oltre i 2'500 metri - sarà confrontata con problemi di approvvigionamento idrico. "Bisogna effettivamente valutare se tutte le capanne possono restare dove sono ora, o se servono adeguamenti, come dover chiudere o essere spostate", dice Ulrich Delang, responsabile capanne del Club alpino svizzero.
Quel che serve agli escursionisti - oltre alla voglia di camminare - è la capacità di mostrare comprensione. "Bisogna capire che siamo in alta quota, in una zona dove non c’è acqua in abbondanza, ma anzi scarseggia. Serve sensibilità da parte degli ospiti". Insomma se si va in montagna occorre saper rinunciare a un po' di comfort, oggi più di qualche anno fa.