La situazione in merito al collocamento dei rifugiati, in Svizzera, è tesa e questo al di là dei recenti fatti di cronaca in Argovia (vedi correlati), con lo sfratto poi rivelatosi un errore di 50 inquilini. Il quadro odierno dice che alcuni cantoni non hanno più posti disponibili e altri faticano a trovare posto per i minorenni non accompagnati, nonostante nella Confederazione ci siano 7'000 posti vacanti.
Come è possibile? Innanzitutto, quando si parla di accoglienza le categorie da tenere a mente sono: profughi ucraini, richiedenti l'asilo, minorenni non accompagnati, personale per l'assistenza. La situazione meno problematica riguarda i permessi S, benché nove Cantoni si dicano in difficoltà e uno abbia esaurito le capacità. In quattro invece non c'è più posto per richiedenti asilo, 11 fanno fatica a trovarlo e in 14 Cantoni non c'è più posto per i minorenni non accompagnati. Tra questi, figura anche il Ticino, che ha pure problemi con le risorse per l'assistenza.
Eppure, nei centri federali ci sono ancora 4’000 posti liberi mentre Cantoni e Comuni segnalano 7’000 alloggi vacanti. I posti federali sono però dedicati alla prima accoglienza e i migranti vengono poi distribuiti ai Cantoni secondo una specifica chiave di riparto.
“La ripartizione avviene in base alla popolazione e questo garantisce un’assegnazione abbastanza equa”, spiega alla RSI Gaby Szöllösy, segretaria generale dei direttori cantonali della socialità. Equa nel senso che tiene conto anche delle strutture scolastiche e sanitarie. Al netto della crisi ucraina, i cui profughi hanno anche occupato strutture inizialmente destinate agli asilanti, qualcuno non ha fatto i compiti? “I cantoni hanno fatto quello che potevano, ma la situazione varia: in alcuni si trovano facilmente appartamenti, come ad esempio Sciaffusa o altri di campagna, ma in città come Ginevra, per esempio, ci sono grandi problemi”, risponde Szöllösy.
Di cambiare la ripartizione non se ne parla... “No, in questo momento non è pensabile”. E una sorta di solidarietà confederale, sospendendo temporaneamente l'accoglienza in qualche cantone, c'è già, continua la segretaria generale dei direttori cantonali della socialità: “C’è questa flessibilità, ma deve durare per poco tempo. È poi importante che il Cantone possa compensare questa solidarietà”.
Si può affermare che la situazione è straordinaria: 100'000 fra profughi ucraini e asilanti non sono facili da collocare e gli equilibri sono precari. Ci vogliono soluzioni creative da parte dei Cantoni, secondo Gaby Szöllösy, che spiega: “Una soluzione potrebbe essere quella che Cantoni di una stessa regione si mettano insieme per creare una struttura per minori non accompagnati”.
Lavori sono in corso, ma, dice la segretaria generale dei direttori della sanità, anche la Confederazione potrebbe fare qualcosa, per esempio tenendo un po' più a lungo i richiedenti asili nei suoi centri prima di distribuirli ai cantoni.