Come sta la democrazia svizzera?

“10 aprile 2011. Cosa avete fatto quel giorno? Credo che nessuno se lo ricordi e non vi aiuto molto dicendovi che era una domenica. Una domenica di primavera con un caldo sole che già sapeva d’estate. In quel giorno il Ticino andò a votare per delle avvincenti elezioni cantonali che segnarono la storia: La Lega si prese un secondo seggio in Governo a spese del PLR e diventò così per la prima volta il partito di maggioranza relativa. Ma soprattutto quel giorno fu... la mia prima volta”.

Il primo voto a 18 anni, uno dei momenti simbolici nella vita, quando ci si sente un po’ più “adulti”. Sono partito da lì per realizzare “Demo30zia”, un viaggio* in tre puntate che si lancia in un mini viaggio nella vita civica di un cittadino all’alba dei 30 anni che crede fermamente nell’importanza della partecipazione alla vita politica della democrazia svizzera. Votare è un gesto che col passare degli anni tanti finiscono per banalizzare e anche dimenticare. Eppure non è un diritto scontato per tutti, c’è chi vorrebbe esprimere la sua opinione ma non può, per varie ragioni. Tra loro per esempio Diorella, una delle voci protagoniste della prima puntata, che ho conosciuto nel quadro di Demoscan, un progetto di democrazia partecipativa. A dirigerlo il politologo Nenad Stojanovic, col quale ho anche cercato di capirne di più sullo stato di salute del nostro sistema politico.

Le iniziative popolari e i referendum sono un apprezzato e invidiato strumento della nostra democrazia diretta, ma presentano anche dei lati d’ombra ignoti a molti. Per esempio all’ingenuo me 19enne, che scoprì da un annuncio di giornale che si può essere pagati per raccogliere delle firme per un’iniziativa popolare. Ma come si organizzano queste campagne? Che prezzo hanno? Ho provato a capirlo con Giorgio Ghiringhelli, il “Guastafeste”, che col suo attivismo politico ha sfruttato molto bene questo strumento e con Flavia Caroni, dottoranda in scienze politiche che ha realizzato uno studio comparativo basato sui casi di 10 iniziative popolari.

Nel terzo e conclusivo episodio di Demo30zia si riflette sulle proposte di governo collaborativo, anche in questo caso partendo da un episodio di vita: nel 2022 i Municipi del Basso Mendrisiotto mi hanno contattato in qualità di “portatore d’interesse della società civile” per partecipare a uno studio d’opportunità sull’ipotesi aggregativa. Impossibilitato a prendervi parte, ho cercato di capire con uno dei partecipanti, Amedeo Mapelli, come sia stato organizzato. Un buon pretesto per parlare poi in generale di iniziative analoghe con la dottoranda in scienze politiche Giada Gianola, che a Berna sta lavorando su Demokratiefabrik, un progetto digitale che vuole permettere ai cittadini di partecipare più attivamente alla democrazia federale.

_{*NB: qualche riferimento temporale può risultare impreciso poiché questi contributi sono stati prodotti a settembre 2022 quale lavoro di diploma per il Corso di giornalismo della Svizzera italiana}