Il cittadino ispano-svizzero già residente a Ginevra e arrestato negli scorsi giorni in Marocco, in relazione alla decapitazione di due turiste scandinave, era noto all'intelligence della Confederazione. A confermarlo alla RSI è stato lo stesso Servizio delle attività informative (SIC).
L’uomo non era quindi uno sconosciuto e la rete anti-radicalizzazione svizzera, almeno a livello di scambio di informazioni, sembra aver funzionato. Intanto la stampa marocchina ha fatto emergere nuovi dettagli sulla sua radicalizzazione. Elementi, è bene sottolinearlo, che le autorità svizzere per ora non confermano.
Sembrerebbe che, prima di partire da Ginevra verso il Marocco nel 2015, l’uomo sarebbe riuscito a convertire allo Stato islamico alcuni membri della sua famiglia: cittadini svizzeri e un anglo-svizzero. La sua radicalizzazione, invece, avrebbe avuto luogo nella grande moschea di Ginevra.
Non si è a conoscenza di piani d'attacco in Svizzera, a parte una presunta rapina che avrebbe voluto compiere in una gioielleria per finanziare l'IS. I preparativi per attentati riguardavano solo il Marocco.
E sempre in Marocco oggi, giovedì, si è svolta l'udienza preliminare sui 7 indiziati, fra i quali l'ispano-svizzero, per il duplice omicidio. La pubblica accusa ha chiesto il rinvio a giudizio, segnatamente per "terrorismo" e "plagio e adescamento di individui al fine di costituire banda armata" e "a fini terroristici".
RG/ATS/SP