La crisi energetica in Svizzera ha cominciato a destare preoccupazione ben prima della guerra in Ucraina. La soluzione parevano essere le centrali a gas, ma allo stato attuale l'idea risulta meno appetibile.
Giampaolo Mameli è vice direttore di AIL, responsabile dell'esercizio delle reti, nonché membro dell'apposito gruppo di lavoro dell'Ufficio federale di approvvigionamento economico. Mameli spiega ai microfoni della RSI che se la Confederazione si trova attualmente in questa situazione "è in parte da ricondursi alla decisione di rinunciare al nucleare, al fatto che le energie rinnovabili hanno bisogno di tempo e ai cambiamenti climatici".
In caso di carenza energetica nel Paese, la prima mossa del Consiglio federale sarebbe quella di ridurre i consumi. Se questo non dovesse rivelarsi sufficiente, il Governo dovrebbe procedere seguendo un'ordinanza specifica suddivisa in quattro fasi d'azione.
"La prima è quella di chiedere alla popolazione di diminuire i consumi. Nella seconda Berna imporrebbe dei divieti e delle limitazioni di consumi, quindi si comincia a dire: tutto quello che è tra virgolette non indispensabile, come impianti di climatizzazione, illuminazione di vetrine, insegne luminose, eccetera, verrebbero vietati", ci Spiega Mameli. La terza fase, invece, "imporrebbe risparmi ai grandi consumatori, che sono già stati avvisati nell'autunno scorso... ciò implica che le grandi aziende dovrebbero funzionare con il 20-30% in meno di elettricità".
Se tutte queste misure non dovessero rivelarsi sufficienti, si renderebbe necessario - ecco la quarta misura - procedere a interrompere la correte staccandola per esempio a intervalli di 4 ore al fine di evitare un totale manco di energia.