Dalla prima tornata di votazioni federali dell'anno sono scaturiti due "sì" e un "no". Sia l'iniziativa contro la dissimulazione del volto che l'accordo di libero scambio con l'Indonesia sono stati approvati di stretta misura, rispettivamente con il 51,2% e il 51,7% dei voti a favore. Solo 6 cantoni, fra i quali anche i Grigioni, si sono schierati contro la proposta di modifica costituzionale, che come tale richiedeva per la sua approvazione la doppia maggioranza. È invece franata sotto il 64,4% di "no" la nuova legge sui servizi d'identificazione elettronica, respinta da tutti i cantoni.
Il Governo, che raccomandava un "no" all'iniziativa e un "sì" alla nuova legge e all'accordo, ha così dovuto incassare una sconfessione su due dei tre temi sottoposti al popolo. "Consiglio federale e Parlamento si era pronunciati contro" ma "la popolazione e la maggioranza dei cantoni la vedono diversamente", ha dichiarato Karin Keller-Sutter in conferenza stampa a Berna, commentando il successo dell'iniziativa antiburqa. La nuova norma costituzionale verte su tutte le dissimulazioni, ma il dibattito che ha suscitato concerneva soprattutto il burqa e il niqab, ha affermato la ministra, sottolineando che non si è comunque trattato di un voto contro le musulmane e i musulmani.
Sul versante dei favorevoli si segnala la reazione del Comitato di Egerkingen che, per voce del suo presidente Walter Wobmann, ravvisa nell'esito della votazione "una saggia decisione del popolo svizzero". Sempre a detta del consigliere nazionale la modifica della Costituzione non impone, come hanno invece affermato gli avversari del testo, un codice di abbigliamento obbligatorio. Per Marco Chiesa, l'esito delle urne sull'iniziativa rappresenta un segnale chiaro contro l'Islam radicale e il teppismo. Il presidente dell'UDC svizzera ha quindi sottolineato la posizione già espressa in materia dalla Corte europea dei diritti umani (CEDU), la quale ha già definito legittima la proibizione del velo integrale.
Circa quindi il "no" alla legge sull'identità elettronica, il Governo vuole ora promuovere un dialogo con tutti gli attori coinvolti per individuare una soluzione in grado di avere una maggioranza. "La digitalizzazione è uno degli obiettivi del Consiglio federale. Faremo tutto il possibile per trovare una soluzione", ha dichiarato Keller-Sutter. La ripartizione di compiti fra la sfera statale e i privati non ha convinto, ma ciò non assicura che una soluzione puramente pubblica trovi una maggioranza, ha sottolineato la consigliera federale.
I sindacati interpretano invece il rifiuto come un segnale teso a mostrare che il popolo non vuole privatizzare la sovranità dei dati. "I compiti sovrani devono essere mantenuti in mani pubbliche", sostiene il VPOD. Secondo Syndicom, si è trattato di un voto forte contro la commercializzazione dei dati dei cittadini e per un forte servizio pubblico. E l'Unione sindacale svizzera (USS) si felicita per un risultato che "impedisce la creazione di una società a tre classi su Internet".
È toccato invece a Guy Parmelin, titolare per l'Esecutivo del dossier in questione, esprimere la soddisfazione del Governo per il voto favorevole all'accordo per un partenariato economico globale con l'Indonesia. Un'approvazione in qualche modo storica, a detta del presidente della Confederazione, perché per la prima volta norme tese alla sostenibilità ambientale sono incluse in un'intesa di libero scambio. Con essa "le nostre aziende rimangono concorrenziali", ha quindi affermato il ministro con riferimento alla rilevanza del mercato in espansione rappresentato dall'Indonesia.
Sul versante dei Verdi la consigliera nazionale Christine Badertscher ha commentato il risultato, osservando che "l'alta quota di cittadini contrari deve essere presa in considerazione". Il suo partito cercherà ora di imporre criteri più severi per l'importazione di olio di palma. "Questi accordi in futuro probabilmente saranno sempre portati davanti al popolo", ha aggiunto, confermando che gli ecologisti promuoveranno un referendum contro l'intesa fra Svizzera e i Paesi del Mercosur, il mercato comune dell'America meridionale.
ARi