Svizzera

Davos, termometro e megafono

Personaggi della politica, dell'economia e della scienza nei Grigioni per confrontarsi sulla "riorganizzazione del mondo"

  • 22 gennaio 2014, 11:43
  • 6 giugno 2023, 13:28
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Ultimi preparativi per la manifestazione, in programma dal 22 al 25 gennaio

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Impegnati a migliorare il mondo, potremmo tradurre così il motto del forum economico mondiale, forum che sceglie poi un titolo per il suo incontro annuale, e quello di questa edizione fa tremare i polsi nella sua ampiezza: "Riorganizzazione del mondo, conseguenze per la società, la politica e l'economia".

Non si pecca certo di un eccesso di modestia, ma quest’ambizione porta a dei risultati concreti? Certo da Davos non si governa il mondo, si è sempre detto, ma è comunque vero che governanti e persone influenti di economia, scienza e organizzazioni internazionali sono presenti in gran numero. Per loro è un’occasione per confrontarsi e prendere la temperatura sul come vari temi sono visti da una platea globale. Ecco, per rimanere nella metafora della temperatura, è forse questa la funzione di Davos. Più che per realizzare certe idee e politiche, il WEF serve da termometro e per alcuni anche da megafono.

Sul programma ci sono temi decisamente interessanti, come discussioni sui videogiochi e sul cervello, ma l’attenzione si focalizzerà sui grandi dilemmi economici e politici di un mondo che in parte soffre ancora della crisi finanziaria, mentre nella parte emergente del pianeta la crescita non si è fermata. Un mondo che nonostante le sue divisioni rimane comunque interdipendente, ed ecco l’utilità di una piattaforma globale come Davos. Piattaforma dove dietro le quinte naturalmente si discute di affari, che sia in modo bilaterale o all’interno dei vari gruppi di aziende che finanziano il WEF, per esempio l’industria della finanza o dell'automobile o, ancora, quella delle telcomunicazioni.

E finché le grandi multinazionali continueranno a puntare sul Forum Economico i politici faranno a gara per venire a Davos e inviare i loro messaggi politici alle grandi aziende, ma anche per ingraziarsi il mondo globale del "business". Non è certo un caso che dopo la propria elezione chi deve rassicurare, o attirare, gli investitori si fa vedere a Davos. Pensiamo al brasiliano Lula, all’ucraino Iushenko o, quest'anno, all’iraniano Rohani.

Luca Fasani

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  • RG 12.30 Ospiti del WEF profughi per un giorno (la corrispondenza di Manjula Bhatia)

    RSI Info 22.01.2014, 13:13

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