Svizzera

Destra radicale, "attenti ai legami internazionali"

Intervista al professor Dirk Baier, esperto di estremismi: "La scena svizzera del neofascismo ora cerca visibilità"

  • 20 gennaio 2023, 05:54
  • 24 maggio, 14:41
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I membri di Junge Tat in un video apparso sul loro canale Telegram

Di: Ludovico Camposampiero

Denis Nikitin è un estremista di destra russo, tra i più famosi nel panorama internazionale del neofascismo. È il fondatore del marchio White Rex – diffuso in tutta la galassia nera eversiva – con il quale per anni ha organizzato in tutta Europa incontri di arti marziali miste nel sottobosco del suprematismo bianco, finché la Germania, Paese nel quale è cresciuto, lo ha bandito dall’area Schengen ritenendolo un pericolo per l’ordine democratico. Ora combatte in Ucraina, e nonostante la sua nazionalità lo fa al fianco degli ultranazionalisti ucraini. Florian Gerber, invece, è svizzero: è una figura di spicco nel panorama dell’estremismo di destra elvetico ed è stato il presidente dell’ex partito di destra radicale PNOS. La ditta Fighttex, infine, è una piccola società elvetica che ha distribuito a lungo il marchio White Rex, ora promosso nel contesto della guerra nell’Est Europa, come confermato dall’inchiesta RSI “Il filo nero”, che mostra l’attivismo della scena neofascista e neonazista in Svizzera rispetto al conflitto nell’Est Europa.

Quali sono, quindi, i legami tra l’estrema destra rossocrociata e la guerra in Ucraina? Il fenomeno dell’estremismo radicale è monitorato a sufficienza? E ancora: quanto sono strutturati i gruppi di estrema destra in Svizzera? Domande che abbiamo posto a Dirk Baier, docente alla Scuola universitaria professionale di Zurigo ed esperto di estremismi.

"Fin dall'inizio delle tensioni in Ucraina, anche esponenti estremisti di destra hanno chiesto di partecipare al conflitto - spiega l'esperto di estremismo - Ci sono stati anche alcuni svizzeri che si sono recati nel Paese per combattere. Questo ha a che fare anche con il cosiddetto Battaglione Azov (ora reggimento, ndr.), fondato in Ucraina qualche anno fa, probabilmente anche da estremisti di destra. Ed è per questo che godeva della reputazione di essere un punto di raccolta per gli estremisti, che vi si univano per combattere contro la Russia. Ma sono pochi i casi di chi è partito dalla Svizzera e spesso legati a persone originarie da altri Paesi europei”.

Si fa abbastanza, nella Confederazione, per tenere sotto controllo l’estremismo di destra?

“Purtroppo, dobbiamo dire addio all'idea di poter controllare perfettamente tutte le forme di estremismo, come quello di destra, di sinistra o l’islamismo radicale, e che possiamo fermare ogni tipo di attività. È molto difficile tenere tutto sotto controllo, soprattutto perché oggi molto avviene sui social media. Per quanto riguarda l'estremismo di destra, penso però che sia monitorato. La polizia e i servizi di intelligence lo tengono d'occhio. Ma in realtà credo che siano anche in parte sorpresi da come si muovono gruppi come lo Junge Tat, per esempio. Penso quindi che sia necessario prestare maggiore attenzione soprattutto a come questi gruppi di mettono in rete, si scambiano informazioni attraverso i social media e a come si mettono in contatto con altri Paesi. Quest’ultimo punto è problematico: si presta molta attenzione a ciò che succede in Svizzera, naturalmente, ma i legami internazionali sono un grosso problema per quanto riguarda l’estremismo di destra e gli estremismi in generale”.

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Junge Tat, lo ricordiamo, è un collettivo di giovani di estrema destra che ha fatto molto discutere in questi mesi per alcune attività dimostrative in Svizzera tedesca. RSI ha sottolineato come lo stesso Denis Nikitin abbia espresso un chiaro sostegno a questi giovani estremisti svizzeri, lodando una manifestazione contro le norme anti-Covid organizzata proprio da Junge Tat a Berna circa un anno fa. È preoccupato da questo sostegno?

“L’incoraggiamento ricevuto da parte di Nikitin dimostra chiaramente che lo Junge Tat è un’organizzazione di estrema destra (i loro membri avevano rifiutato questa etichetta, ritenendosi nazionalisti conservatori legati a valori tradizionali, ndr.) e il fatto che sta guadagnando popolarità non mi sorprende (evidenze raccolte da RSI mostrano inoltre che il loro canale Telegram è stato promosso molteplici volte su altri canali legati al neofascismo e neonazismo, ndr.). E questa popolarità sottolinea le connessioni internazionali nella scena dell’estrema destra. Lo Junge Tat è influenzato da idee che provengono da fuori e riceve anche denaro da altri Paesi, come la Germania. È un dato di fatto, ma non mi preoccupa più di tanto. Tuttavia, dobbiamo stare molto attenti che questo contesto non rafforzi ulteriormente il movimento qui, in Svizzera”.

Professor Baier, quanto sono strutturati e organizzati, attualmente, i gruppi di estrema destra in Svizzera?

“Le strutture dell’estrema destra in Svizzera sono rimaste a lungo nascoste. Si è parlato finora di una scena clandestina ma lo Junge Tat ha cambiato un po’ le cose. In questo momento assistiamo a un risveglio di questa scena: l’estremismo di destra sta diventando più giovane, più attivo e quindi più visibile. Si sta iniziando a conoscere le strutture di questi movimenti: sappiamo che i gruppi sono legati fra loro, ma non si tratta di un’associazione strutturata e organizzata, ma di formazioni locali che si incontrano e pianificano azioni locali (come a Zurigo o Basilea recentemente, ndr.). Azioni organizzate da piccoli gruppi di attivisti”.

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Dirk Baier

  • SRF

Lei però parla di connessioni anche a livello Europeo: possiamo dire che esiste un network dell’estrema destra?

“Esistono collegamenti internazionali. Lo sappiamo perché, per esempio, alcuni estremisti di destra trasferitisi dalla Germania sono attivi in Svizzera. Sappiamo anche che estremisti di destra elvetici si recano spesso in Germania per partecipare a concerti ed eventi, come per esempio incontri di combattimento (come quelli di MMA organizzati a lungo da White Rex, come emerso dalla nostra inchiesta, ndr.). Quindi le connessioni esistono, ma sono a livello personale: le persone si conoscono direttamente o comunicano fra loro attraverso i social media.

Non esistono quindi reti terroristiche, ma ci sono stati esempi (anche in Svizzera, ndr.) di raduni per corsi di combattimento e autodifesa, un elemento comune nell’estremismo di destra. Le persone quindi si incontrano durante eventi circoscritti, ma non parlerei di strutture fisse, piuttosto di connessioni libere tra persone che si conoscono”.

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La guerra in Ucraina ha avuto una forte eco tra gli estremisti di destra in Europa: c’è chi parteggia per Kiev e chi per Mosca… è cambiato qualcosa, con questo conflitto, nella scena dell’estremismo di destra?

“Dal mio punto di vista, non bisogna sopravvalutare l'effetto della guerra in Ucraina sull'estremismo di destra. Attualmente in Svizzera l’estremismo di destra è legato piuttosto a temi quali la criminalità giovanile, il genere, la diversità, gli stranieri e le politiche di espulsione. Si tratta quindi di temi molto svizzeri. La guerra in Ucraina non ha un ruolo centrale. Tuttavia, è un evento maggiore al quale si approcciano anche gli estremisti di destra. Come detto alcuni militanti si sono recati o hanno tentato di recarsi nel Paese per combattere, magari al fianco di Azov. Gli estremisti di destra prendono quindi anche posizione rispetto al conflitto in Ucraina”.

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