Investimenti per 20 miliardi di franchi e il mantenimento delle centrali nucleari. È questa la ricetta dell'UDC per garantire alla Svizzera un approvvigionamento energetico sicuro e indipendente.
Stando al partito, il fatto che la Svizzera si stia avviando verso una "catastrofe" è dovuto alla politica "fuori dalla realtà" della sinistra, mentre la Strategia energetica 2050 viene definita "inadatta".
RG 12.30 del 20.07.2022 - "Un'incertezza senza precedenti" - Il servizio di Roberto Porta
RSI Info 20.07.2022, 14:49
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Per i democentristi, che hanno presentato oggi (giovedì) le proprie richieste ai media a Berna, i 20 miliardi di franchi andrebbero investiti in un approvvigionamento sicuro, economico e indipendente, in particolare per assicurare la disponibilità di energia durante l'inverno.
Puntare sul nucleare, anche con nuove centrali
L'UDC vuole anche che le centrali atomiche esistenti siano mantenute in funzione, che qualsiasi divieto tecnologico venga abbandonato e che vengano pianificati e realizzati immediatamente impianti nucleari basati sulle più recenti tecnologie. Si chiede inoltre la costruzione di impianti di stoccaggio del gas in territorio elvetico, l'espansione dell'idroelettrico e la sospensione del diritto di ricorso delle organizzazioni finché l'approvvigionamento non sarà di nuovo garantito.
Rivedere gli obbiettivi sul CO2 e nominare un “mister elettricità”
Un altro tema da sempre caro all’UDC torna inoltre a far capolino: per il partito bisognerebbe infatti rinviare gli obiettivi di riduzione delle emissioni di CO2 per favorire una disponibilità energetica nazionale sicura e conveniente.
Infine, è stata nuovamente avanzata la richiesta, già emersa in gennaio, di nominare un "generale dell'elettricità", una figura indipendente che andrebbe incaricata di effettuare un'analisi imparziale della situazione. Per il presidente del partito Marco Chiesa, citato nel comunicato, è necessaria una chiara responsabilità della leadership.
Nei mesi scorsi, la responsabile del Dipartimento dell'energia Simonetta Sommaruga aveva già liquidato la questione, affermando che "non siamo in guerra" e che "Parlamento e Consiglio federale stanno già facendo il loro lavoro".