"È stata presa una decisione chiara, giusta e nel momento ideale": Martin Landolt, presidente del Partito borghese democratico, è sollevato per l'esito della voto dell'assemblea "virtuale" dei delegati, che con 58 favorevoli, un'astensione e nessun contrario hanno dato il via libera oggi, sabato, alla fusione con il PPD a partire dal 1° gennaio.
RG 18.30 del 14.11.2020 La corrispondenza di Gian Paolo Driussi
RSI Info 14.11.2020, 19:30
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Il risultato è più netto delle attese, malgrado lo scetticismo, in particolare, dei delegati grigionesi: "Mi attendevo un risultato molto chiaro, nelle scorse settimane non avevo percepito segnali contrari e avevamo speso molto tempo nel lavoro di convincimento della bontà di questa operazione", spiega Landolt. La politica nazionale non è quella cantonale, "una situazione ben conosciuta", e anche per questo la fusione - se anche i popolari-democratici la avalleranno il 28 novembre - sarà fatta a livello federale, mentre le sezioni cantonali se lo vorranno potranno mantenere la distinzione.
PBD dice sì alla fusione con il PPD
Telegiornale 14.11.2020, 13:30
"Dove c'è ancora scetticismo, non si vorranno mettere i bastoni fra le ruote, se il nuovo marchio di Alleanza del centro porterà una svolta positiva. Nei cantoni è soprattutto una questione di tempistica", afferma Landolt, che se il matrimonio andrà in porto concluderà il suo mandato a fine anno.
Un po' di storia
Il PBD ha visto la luce in seguito al terremoto politico del 12 dicembre 2007, quando il consigliere federale UDC Christoph Blocher non venne rieletto dall'Assemblea federale, che gli preferì la consigliera di Stato grigionese Eveline Widmer-Schlumpf, pure democentrista. L'UDC reagì allora escludendo la propria sezione retica, la quale, sei mesi dopo, fondò la Bürgerliche Partei Schweiz. Si aggiunsero poi gli scissionisti bernesi, sostenitori del loro consigliere federale Samuel Schmid, la cui Bürgerlich-Demokratische Partei, divenne il marchio della formazione svizzera dal 2008. Dopo alcuni anni di successi, l'uscita dal Governo di Widmer-Schlumpf nel 2015 ha coinciso con un'inversione di tendenza: dal 5,4% delle preferenze, il partito è sceso lo scorso anno al 2,4% a livello nazionale.