Svizzera

FFS: “Non è serie nera, con tanti treni aumentano rischi”

L’analisi dell’esperto dopo la panne di giovedì, quella di 2 anni fa sulla stessa linea e quella del San Gottardo – “Più la rete è sfruttata, più piccoli incidenti hanno grandi conseguenze”

  • 10 novembre 2023, 13:53
02:54

RG 12.30 del 10.11.2023 - L’intervista di Lucia Mottini a Michele Mossi

RSI Info 10.11.2023, 13:52

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Di: RG-Mottini/red.mm 

In Svizzera romanda c’è ancora malumore per la panne ferroviaria di ieri (giovedì). I cavi nevralgici, danneggiati da un trapano alla stazione di Renens, sono stati nel frattempo riparati e oggi il traffico per i 100’000 viaggiatori quotidiani dell’Arco lemanico si svolge normalmente. Rimangono aperti però diversi interrogativi.

Michele Mossi è direttore di una società ingegneristica specializzata in tecnica e sicurezza ferroviaria, che collabora con le FFS. Il Radiogiornale lo ha intervistato, chiedendogli prima di tutto se si può parlare di serie nera dopo la panne di due anni fa sulla stessa linea e quella gigante nel tunnel di base del Gottardo. 

Io non parlerei di serie nera: stiamo aumentando in modo importante i servizi offerti dalle ferrovie, aumentiamo il numero di treni, aumentiamo la densità e la frequenza. È chiaro che più la rete ferroviaria viene sfruttata, più possiamo avere dei problemi e dei piccoli incidenti che possono avere delle conseguenze importanti, perché se abbiamo solo un treno in circolazione e abbiamo un incidente, fermiamo un treno, se invece ne abbiamo centinaia come nel nostro caso, abbiamo un impatto sull’insieme della rete.

Attualmente sono in corso grossi lavori di modernizzazione della rete ferroviaria e in particolare delle stazioni. Come incidono questi grossi lavori sul funzionamento dell’intero sistema?

Ci mettono in condizioni particolari di lavoro, dovendo sempre mantenere aperta la linea e mantenendo quindi l’esercizio ferroviario. Non è evidente intervenire su una linea in esercizio quando anche le ore a disposizione, magari di notte, per fare la manutenzione, diventano sempre più ridotte perché si vuole mettere un ultimo treno “pigiama” che arriva a mezzanotte o all’una e il primo treno che parte alle 05:30 del mattino.

Un anno fa, per spiegare i ritardi nel rifacimento della stazione di Losanna, si è parlato di problemi di statica nel progetto. C’è anche un problema umano, di formazione?

Abbiamo tralasciato per diversi anni dei lavori importanti. Penso al rinnovo delle stazioni, per cui anche l’esperienza degli ingegneri, anche i più specialistici, non è così ben sviluppata perché troppo recente. Se pensiamo semplicemente anche al viaggio sulla Luna, gli Stati Uniti sono stati capaci di andarci nel ‘69, ma oggi non sono ancora pronti per ritornarci. Quindi l’esperienza in cantieri con un’importanza come quelli che sono in corso oggi, come quello alla stazione di Losanna, ha anche un ruolo estremamente importante.

In Svizzera romanda da tempo si chiede di rafforzare la linea tra Losanna e Ginevra, che in caso di panne non offre alternative. Il raddoppio potrebbe essere una soluzione, secondo lei?

Dobbiamo essere consci che oggi la soluzione di avere una ridondanza per l’insieme di una linea non è ragionevole, non è economicamente accettabile. Ci sono punti estremamente importanti che necessitano di essere raddoppiati, specialmente quelli legati alla sicurezza. E invece ce ne sono altri in cui purtroppo dobbiamo fare con quello che abbiamo a disposizione. E se per caso c’è una panne o un incidente, ci dobbiamo prendere il tempo necessario per riparare il danno e accettare che i lavori di ripristino vengano fatti nel miglior modo possibile.

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