Viene chiamata pandemia strisciante o pandemia silenziosa, e causa ogni anno la morte di oltre 35mila persone, solo in Europa. Stiamo parlando della resistenza agli antibiotici. Secondo l'Organizzazione mondiale della sanità, è una delle principali minacce alla salute dell'umanità.
Oggi (venerdì) si celebra la giornata europea per l'uso consapevole dell'antibiotico. Un'occasione per gettare uno sguardo alla situazione in Svizzera, fra pericoli e rimedi.
La RSI ha incontrato la professoressa Sarah Tschudin Sutter, che è il punto di riferimento se in Svizzera si parla di resistenza agli antibiotici. "Parliamo di resistenza quando degli antibiotici non sono più efficaci: significa che i batteri non reagiscono più o ad uno a più medicamenti. Una conseguenza di un uso eccessivo e sbagliato degli antibiotici".
Tschudin Sutter, responsabile dell'igiene ospedaliera all'Universitätsspital di Basilea, recentemente è anche andata personalmente a prelevare dei campioni nelle acque di scarico: "Lo studio che abbiamo condotto qui a Basilea ci ha portati a trovare dei batteri resistenti nel 95% dei campioni che abbiamo raccolto. Significa che la loro presenza è ampiamente diffusa".
I rischi per la popolazione sono comunque limitati, spiega l'esperta: "I batteri che abbiamo trovato in questo studio sono resistenti ad alcuni antibiotici, significa che esistono altre possibilità di trattamento. Ma è comunque allarmante vedere con che facilità si propagano questi batteri".
E gli ospedali, con i molti contatti interpersonali, ad esempio fra pazienti e personale, sono delle fonti importanti di batteri resistenti. Per questo, qui a Basilea, la lotta alle resistenze è stata definita prioritaria: "Puntiamo su un vasto numero di provvedimenti, per ridurre i rischi di contagio con questi batteri, ad esempio insistiamo su misure igieniche basilari per le persone, e sulla pulizia e la disinfezione sistematica dell'ospedale. Poi ci concentriamo su terapie con degli usi mirati di antibiotici e esaminiamo in modo approfondito i pazienti a rischio e se notiamo che sono infetti da batteri resistenti, li isoliamo, per evitare di contagiare altre persone".
In merito al sovraconsumo per la Svizzera giungono però anche buone notizie: la scorsa settimana è infatti emerso che il consumo di antibiotici nella medicina umana e veterinaria in Svizzera è diminuito drasticamente negli ultimi due anni ed è ben al di sotto della media europea.
Lo sguardo degli esperti è comunque rivolto anche e soprattutto all'industria farmaceutica, piuttosto restìa, si dice, a sviluppare nuovi medicamenti: "Economicamente è poco interessante sviluppare nuovi antibiotici. Da un lato poiché i costi della ricerca sono molto elevati e poi perché l'uso di questi farmaci dovrebbe essere limitato, proprio per evitare che i batteri sviluppino subito delle nuove resistenze” conclude l’esperta.
L'appello del mondo della scienza va anche alla politica e alla società: con degli incentivi finanziari, la mano pubblica potrebbe aiutare a frenare questa pandemia silenziosa, che pare destinata ad accompagnarci ancora a lungo.