Svizzera

"I have a dream" risuona al WEF

Fra affari, riflessioni economiche e politiche, a Davos c'è spazio per il sogno... forse

  • 19 gennaio 2017, 07:12
  • 8 giugno 2023, 03:06
I principali attori discutono tra loro a Davos

I principali attori discutono tra loro a Davos

  • WEF

Doveva essere una conferenza che spiegava quali politiche inclusive mettere in atto in un momento storico segnato dalle divisioni. Guerra in Siria e situazione in Ucraina, l'avanzata dei populismi un po' ovunque, le inuguaglianze economiche. In poco tempo, quasi impercettibilmente, si è trasformato in un elogio del sogno.

A dare il là ci ha pensato l'ex pugile, ora sindaco di Kiev, Vitaliy Klitschko. Ha raccontato della prima volta che lui, ragazzino nato nell'URSS, vide Mike Tyson combattere sul ring. Fu un colpo di fulmine. Ai suoi amici che guardavano con lui l'incontro in televisione disse: "Sarò come Mike Tyson". Tutti risero. Dopo 15 anni tornò da loro con la cintura di campione del mondo. "Ci vuole un sogno" ripete Klitschko, "ci vuole una visione, un obbiettivo". Anche in politica, sostiene il gigante ucraino.

E non lo smentisce neppure il professore di economia, l'intellettuale prestato alla politica, Pier Carlo Padoan. Certo non parla di sogno, ma di visione... ma il senso è lo stesso. Bisogna mostrare il futuro che si vuole, e poi certo, lavorare duro per realizzarlo.

Il futuro: un mondo con meno divisioni, con più lavoro e sicurezza, con una tecnologia di cui tutti approfittino, in cui non ci siano più discriminazioni.

A pensarci bene i discorsi come questi non sono insoliti al WEF: tutto il bene che è stato fatto per il pianeta è appeso addirittura ai muri, cartelloni che illustrano i vari progetti realizzati o in corso.

Ma se c'è spazio per l'aiuto, forse un po' di meno ce n'è per il sogno. A conti fatti, il partenariato fra privati e associazioni funziona quando tutti ci guadagnano qualcosa: si chiamano situazioni win-win (per le aziende spesso è una questione di immagine). Ma alla fine è il risultato che conta e quello spesso - è innegabile - c'è.

Pietro Bernaschina

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