“Le porte si aprono nelle due direzioni e entrambi i paesi ne beneficiano”. L’ambasciatore di Washington a Berna Edward McMullan evoca le porte dei saloon del far west per dire che Stati Uniti e Svizzera beneficeranno di un accordo di libero scambio. Un’intesa fallita in passato in particolare per l’opposizione del settore agricolo elvetico.
Oggi il diplomatico americano sa dunque che è su questo punto che bisogna rassicurare nel nostro paese e dice: “l’economia svizzera è molto evoluta soprattutto nel settore agricolo e c’è molta più domanda per i vostri prodotti all’estero rispetto a un decennio fa”. Quale miglior esempio allora del formaggio, emblematico prodotto elvetico.
McMullan lo riconosce: “dieci anni fa per gli americani era solo una sottiletta imballata nella plastica. Oggi invece i prodotti naturali sono molto ricercati. Che si tratti dell’Emmenthal o del Gruyère, della raclette o della fondue, i gusti alimentari sono molto cambiati negli Stati Uniti. Persino il vino elvetico sarebbe molto apprezzato caso mai i consumatori in Svizzera non bevessero tutta la produzione domestica”.
Gli Stati Uniti sono il secondo mercato d’esportazione per i prodotti elvetici dopo la Germania. L’incontro a Washington un paio di settimane fa tra il consigliere federale Cassis e il segretario di stato Pompeo ha sbloccato il negoziato. Ora è il rappresentante dell’amministrazione Trump a Berna a garantirlo: gli Stati Uniti non vogliono un'intesa squilibrata fra i due paesi: “Non ci potrebbe essere un tempo migliore per un accordo”.