Svizzera

Il '68 di Ruth e Christoph

Interviste incrociate ai due ex consiglieri federali sui fatti di 50 anni fa quando erano entrambi studenti. Lei a Ginevra. Lui a Zurigo

  • 4 maggio 2018, 20:35
  • 23 novembre, 01:37
Christoph Blocher e Ruth Dreifuss alla festa federale di lotta svizzera a Coira nel 1995

Christoph Blocher e Ruth Dreifuss alla festa federale di lotta svizzera a Coira nel 1995

  • Keystone

Ruth Dreifuss e Christoph Blocher, 50 anni fa erano entrambi studenti universitari e allora non immaginavano di certo un futuro da protagonisti della politica svizzera. Su fronti opposti, e come poteva essere altrimenti, hanno vissuto e attraversato il clima politico e sociale del '68. Oggi, dopo una carriera che li ha portati anche in Consiglio federale, ricordano quegli anni. Una doppia intervista per rileggere con lenti diverse quel periodo e per cercare di capire cosa sia rimasto oggi di quel movimento di protesta.

Come eravamo

Ruth Dreifuss: "Facevo due cose: studiavo economia all'università e lavoravo nel settore della psichiatria sociale. Non mi ricordo che tra i leader dei movimento c'erano delle donne, abbiamo partecipato e abbiamo fatto il caffé. Per noi era molto importante la solidarietà con il terzo mondo. Questa era la mia priorità. Per la gente giovane significava poter aprire gli occhi sulla brutalità del mondo e sulla necessità di fare resistenza"

Christoph Blocher: "Ho cominciato gli studi nel '63, ma era la mia seconda formazione, la prima era quella di agricoltore. Ero un po' più vecchio degli altri e per mantenermi di notte smistavo pacchi e giornali alla Sihlpost, di giorno frequentavo l'università. Non avevo molto tempo da dedicare a grandi discussioni sulla politica mondiale come facevano i giovani di sinistra, che parlavano di Cina, Russia e dei leader comunisti. Non ci interessava, noi volevamo concludere gli studi."

Quel che resta del '68

Christoph Blocher: "È possibile che alcune evoluzioni sociali siano state accelerate dal '68, ma credo che la società sia poi diventata più conservatrice e non progressista: non siamo entrati nell'Unione europea e quindi abbiamo avuto più successo noi di loro che avevano visioni internazionaliste, oggi non osano neanche più ammetterlo.".

Ruth Dreifuss: "Non mi piacciono le storie che parlano di vecchi combattenti, la situazione di 50 anni fa era molto diversa da quella di oggi. Possiamo indicare il 68 come l'anno simbolico di una cesura storica, un momento particolare di una evoluzione che generalmente mi sembra un'evoluzione positiva".

Radiogiornale

Per saperne di più Cinquant’anni fa, il 1968

Correlati

Ti potrebbe interessare