La scheda

Il binarismo in Svizzera è ancora radicato

La vittoria di Nemo all’Eurosong ha rilanciato il dibattito sul terzo sesso - Beat Jans è pronto a un incontro - Per il Consiglio federale nel 2022 la società svizzera non era pronta

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  • 14 maggio, 15:53
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Oggi nei documenti ufficiali solo due possibilità

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Di: Stefano Pongan 

La vittoria di Nemo all’Eurovision Song Contest ha rilanciato inevitabilmente il dibattito sul terzo sesso in Svizzera. L’artista di Bienne, persona non binaria, si schiera affinché sia data un’alternativa all’iscrizione ufficiale come “maschio” o “femmina” nel registro di stato civile. Un dibattito che riguarda decine di migliaia di persone in Svizzera, che non si riconoscono completamente né come uomini né come donne e in generale con il sesso assegnato alla nascita, ha detto lunedì a SRF Sandro Niederer, di Transgender Network Switzerland. L’obiettivo, secondo Niederer, è che questa alternativa venga data o che l’iscrizione del sesso nei documenti sia semplicemente soppressa.

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Vittoria storica di Nemo all'Eurovision song contest

Telegiornale 12.05.2024, 20:00

Il consigliere federale socialista Beat Jans si è detto disposto a un incontro con Nemo per discutere della questione e l’artista ha già fatto sapere di rallegrarsi di poter presto prendere un caffè con il capo del Dipartimento di giustizia e polizia. Il riconoscimento giuridico del terzo sesso potrebbe quindi tornare sui tavoli della politica, dopo che già Elisabeth Baume-Schneider - alla testa del DFGP per un anno prima di Jans - aveva dichiarato di voler trovare soluzioni pragmatiche. Ma cosa prevede la legge oggi?

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Nemo al rientro a Zurigo dopo la vittoria di Malmö

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Forse è il caso di partire da una precisazione: si parla qui di identità di genere, del genere in cui una persona si riconosce, a cui sente di appartenere, che non corrisponde necessariamente al sesso biologico. Non si tratta invece di orientamento sessuale, quindi di attrazione emotiva, affettiva o erotica nei confronti di persone del medesimo sesso, dell’altro o di entrambi.

Si può cambiare ma non omettere

Il sesso viene citato fra le “qualità della persona” dal codice civile della Confederazione, in francese il medesimo testo usa l’espressione “conditions naturelles”.

Le persone giuridiche sono capaci di ogni diritto ed obbligazione, che non dipendono necessariamente dallo stato o dalla qualità della persona fisica, come il sesso, l’età e la parentela.

Codice civile svizzero, art. 53

Oggi alla nascita la legge impone l’iscrizione entro tre giorni del bambino allo stato civile con nome completo, rapporto di filiazione e - per l’appunto - sesso, definito sulla base delle constatazioni mediche. Nemmeno in caso di variazioni dello sviluppo sessuale, che possono riguardare l’aspetto degli organi genitali, si può derogare da questa esigenza.

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Il consigliere federale Beat Jans

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Tuttavia, il sesso registrato allo stato civile può essere modificato in seguito. Dal 1° gennaio 2022, è sufficiente una dichiarazione da parte della persona interessata, se capace di discernimento, domiciliata in Svizzera e se ha la convinzione intima e costante di non appartenere al sesso iscritto nel registro dello stato civile. Non è richiesto alcun certificato medico o psicologico, né tantomeno essersi sottoposti a un intervento. Anche per chi opta per un cambiamento, tuttavia, le opzioni a disposizione restano quelle due: sesso “maschile” o “femminile”.

Per il Consiglio federale “non ci sono le condizioni”

Sono considerazioni giuridiche, queste, che il Consiglio federale aveva fatto sue rispondendo alla fine del 2022 a due postulati, della consigliera nazionale Sibel Arslan e dell’ormai ex deputata Rebecca Ruiz, risalenti entrambi al 2017. Pronunciandosi contro l’iscrizione del terzo sesso il Governo argomentava come la società svizzera non fosse pronta a compiere questo passo, non ancora sufficientemente dibattuto. “Attualmente non sussistono le premesse sociali per introdurre un terzo sesso o per rinunciare del tutto all’iscrizione del sesso nel registro dello stato civile”, si leggeva nel comunicato stampa datato 21 dicembre. “Il binarismo dei sessi è un modello tuttora ben radicato”, sosteneva inoltre il Governo, facendo riferimento nel suo rapporto a una “tradizione multisecolare ininterrotta” che trova eco nella Costituzione, per esempio per quanto riguarda il servizio militare o la protezione civile, e in un gran numero di norme giuridiche che - con l’introduzione di un terzo sesso - dovrebbero essere adattate nell’immediato o a medio-lungo termine.

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Sibel Arslan: suo uno dei postulati a cui aveva risposto il Governo nel 2022

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“Già allora non eravamo d’accordo con l’analisi del Consiglio federale” secondo il quale la società non è pronta, afferma oggi Gaé Colussi dell’organizzazione Pink Cross. “La vittoria di Nemo è una dimostrazione supplementare che le persone non binarie esistono, possono avere talento e vincere un concorso internazionale. La politica non può ignorarle”, ha spiegato al Radiogiornale.

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RG 07.00 del 13.05.2024 Il servizio di Alan Crameri

RSI Info 13.05.2024, 17:02

In conclusione del suo comunicato stampa, il Consiglio federale affermava che il suo parere sull’assenza di condizioni sociali per il riconoscimento del terzo sesso era condiviso dalla Commissione nazionale di etica per la medicina umana (CNE), autrice di un rapporto sul tema nel 2020.

Il parere della Commissione etica

Commissione, però, che il giorno seguente si era affrettata a smentire il Governo: “La CNE sostiene l’introduzione della possibilità di registrarsi con un terzo sesso”, si leggeva nella sua nota. Regole giuridiche e prassi della registrazione odierna allo stato civile sono “insoddisfacenti”, “non tengono conto in modo sufficiente della varietà delle identità di genere ed escludono interessi fondamentali delle persone non binarie così come di transessuali e individui intersessuali” con conseguenti limitazioni per la loro possibilità di autodeterminazione e la protezione dalle discriminazioni.

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Gli attuali membri della Commissione di etica in materia di medicina umana

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La Commissione concludeva che tutte le soluzioni in discussione erano preferibili allo statu quo, ma che la migliore sarebbe “la rinuncia all’iscrizione del sesso nel registro di stato civile”. Riconosceva però nel contempo le ampie conseguenze di questo passo, suggerendo di procedere per gradi: in un primo tempo la possibilità legale di una terza possibilità di iscrizione, accanto a “maschile” e “femminile”, che avrebbe costituito un significativo miglioramento ma senza risolvere tutti i problemi. Suggeriva poi in una seconda fase di preparare il terreno per la cancellazione dell’iscrizione.

Il Tribunale federale: soppresso in Germania ma non in Svizzera

Il dibattito sul terzo sesso non è una prerogativa elvetica, altri Paesi lo hanno già affrontato e superato, come Austria, Cile e Germania. Il caso tedesco - la legge al Bundestag era stata accolta nel 2018 dopo un intervento della Corte costituzionale l’anno precedente - ha avuto un impatto sulla Svizzera non solo influenzando la discussione pubblica, ma anche dal profilo giuridico. Il caso di un cittadino svizzero che in Germania - dove risiedeva - aveva ottenuto la soppressione dell’indicazione del sesso, era giunto fin sui banchi del Tribunale federale.

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Il Tribunale federale aveva rovesciato un verdetto argoviese: per Mon Repos il legislatore non vuole chiaramente abbandonare il binarismo

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L’8 giugno del 2023 Mon Repos, annullando la decisione del Tribunale d’appello argoviese, aveva statuito che “la soppressione dell’indicazione del sesso ottenuta in Germania da una persona di nazionalità svizzera non è riconosciuta in Svizzera e non può essere iscritta nel registro svizzero dello stato civile. Secondo la chiara volontà del legislatore, per ora viene mantenuto il sistema giuridico del binarismo dei sessi (maschile/femminile) e non è ammissibile rinunciare all’indicazione del sesso. In ragione della separazione dei poteri, il Tribunale federale non ha la facoltà di derogare a questa regola”. 

La popolazione è contraria

Il binarismo dei sessi, insomma, non appare al momento vicino ad essere abbandonato. E la popolazione pare essere su questo punto in linea con la posizione dell’Esecutivo: un sondaggio di Tamedia del maggio 2023, indicava che quasi due svizzeri su tre (il 62%) sono tendenzialmente o del tutto contrari all’aggiunta di una casella per il terzo sesso sui documenti ufficiali. Fra le donne (45%) l’idea raccoglie maggiori favori che fra gli uomini (26%), mentre solo i sostenitori di Verdi e socialisti, fra i maggiori partiti, si dicevano in maggioranza aperti a questa soluzione.

La situazione delle persone non binarie “va migliorata”

Questo non impedirebbe però di migliorare la situazione delle persone non binarie, senza abbandonare la dicotomia “maschile-femminile”. È quanto si propone un postulato depositato della Commissione degli affari giuridici del Consiglio nazionale, discusso e approvato dal plenum nel settembre dello scorso anno (se ne era parlato anche a Modem). Si potrebbe per esempio - questa la motivazione a sostegno del testo - pensare a misure contro la discriminazione, a protezione della personalità, di facilitazione giuridica o di considerazione nelle statistiche ufficiali.

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Non binario anche Kim de l'Horizon, il cui libro "Blutbuch" è stato premiato alla Fiera di Francoforte nel 2022

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Persone trans e non binarie sono oggetto di un’ostilità crescente, aveva rilevato la LGBTIQ-Helpline pubblicando le sue ultime statistiche relative ai crimini d’odio in Svizzera, il 17 maggio dello scorso anno in occasione della giornata contro l’omofobia, la transfobia e la bifobia. Nel 2022 aveva recensito (per l’insieme della comunità) 134 segnalazioni contro le 92 dell’anno prima: in maggioranza ingiurie e insulti, ma in 25 casi anche aggressioni fisiche.

Gaé Colussi ritiene importante che non solo Nemo in quanto artista ma che tutte le persone non binarie possano vestirsi in modo trasgressivo nella vita di tutti i giorni, se lo desiderano. Riconosce però che “più si è visibili, più si è a rischio di aggressione”.

Peraltro, la revisione della norma antirazzismo (articolo 261 nel codice penale) approvata dal popolo nel 2020 e oggi in vigore vieta esplicitamente affermazioni e atti d’odio nei confronti di omosessuali e bisessuali - quindi basati sull’orientamento sessuale - ma non quelli legati all’identità di genere. Questo punto era stato stralciato in sede di dibattito parlamentare. Ne risulta - per loro - una protezione soltanto parziale e indiretta attraverso altre norme.

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