L'accoglienza diretta in Svizzera di rifugiati particolarmente vulnerabili e bisognosi di protezione resta sospesa. La neoresponsabile del Dipartimento di giustizia e polizia Elisabeth Baume-Schneider avrebbe voluto riattivare il cosiddetto programma di "resettlement", interrotto in novembre da Karin Keller-Sutter, ma si è scontrata con la resistenza dei Cantoni. Lo ha reso noto la radio di SRF nella trasmissione "Heute Morgen" di giovedì.
Le domande di asilo ordinarie, ha spiegato durante l'emissione il vicepresidente della conferenza cantonale dei direttori di giustizia e polizia Alain Ribaux, sono troppo numerose e anche la situazione in Ucraina (e quindi l'evoluzione delle richieste di permessi S) rimane troppo incerta. Le strutture di accoglienza e alloggio sono quindi già molto sollecitate.
Le 350 persone che avevano già ricevuto entro ottobre una decisione favorevole potranno comunque venire in Svizzera. Berna si era impegnata ad accogliere nel complesso 1'820 persone negli anni 2022 e 2023. Ne sono giunti per ora meno di un migliaio. Si tratta, vale la pena ricordarlo, di rifugiati riconosciuti dall'UNHCR, l'organizzazione dlel'ONU che opera in questo ambito.
In gennaio forte aumento su base annua
Proprio giovedì sono state intanto diffuse le statistiche delle domande di asilo in gennaio, che sono state 2'523, 169 in meno rispetto a dicembre ma 1'077 in più rispetto al gennaio 2022. Nell'insieme dello scorso anno le domande era state 24'511, con un incremento del 64%, ma la Segreteria di Stato della migrazione ne prevede per il 2023 fino a 27'000. Afghanistan e Turchia erano e restano i principali Paesi di provenienza. In gennaio si aggiungono inoltre 2'146 nuovi permessi S a persone in fuga dall'Ucraina. A fine mese ne beneficiavano ancora 63'964 profughi di guerra.
RG 12.30 del 13.02.2023 Il servizio di Gian Paolo Driussi
RSI Info 13.02.2023, 12:52
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