L'inflazione aumenta ancora lievemente in Svizzera e si conferma ad alti livelli, perlomeno per gli standard storici del Paese, ma nettamente inferiore a quella registrata in altri Paesi europei: in agosto il rincaro annuo si è attestato al 3,5%, in lieve accelerazione rispetto al 3,4% di giugno e luglio, nonché ai massimi da quasi 30 anni a questa parte.
Stando ai dati pubblicati oggi dall'Ufficio federale di statistica (UST) nell'ottavo mese dell'anno l'indice dei prezzi al consumo si è attestato a 104,8 punti, in progressione dello 0,3% rispetto a luglio. I dati diffusi oggi sono nella fascia alta delle attese degli analisti, che scommettevano su valori annui che andavano dal 3,3% al 3,5%.
Il rincaro segue ancora l'aumento dei prezzi di petrolio e gas, con l'aggiunta dell'aumento delle tariffe dei biglietti aerei (+45,7%). La tendenza dura ormai da tempo: si registra infatti il 20esimo mese consecutivo in cui il dato non si abbassa. Il valore di agosto è inoltre il più elevato da quello (del 3,6%) registrato nell'agosto 1993. A titolo di confronto storico alcuni mesi del 1991 superarono il 6% e nel 1973 si videro dati superiori all'11%; per non parlare dell'agosto 1941, quando venne toccato il 17,7%. Negli ultimi anni per contro l'inflazione in Svizzera - come in vari altri Paesi - è stata addirittura negativa: prendendo la sequenza 2014-2021, i tassi sono stati 0,0%, -1,1%, -0,4%, +0,5%, +0,9%, +0,4%, -0,7% e +0,6%.
Inflazione contenuta, se paragonata all’estero
Vista in un'ottica internazionale l'inflazione elvetica può peraltro essere considerata ancora relativamente limitata, nel contesto attuale: per fare un paragone nell'Eurozona (è notizia di ieri) ha toccato il 9,1% in agosto, un livello mai registrato dalla nascita dell'Unione economica e monetaria.