Svizzera

"Iniziativa inutile e inefficace"

Il Consiglio federale contro il divieto di dissimulare il viso in votazione il 7 marzo - Karin Keller-Sutter: "In Svizzera non è un problema"

  • 19 gennaio 2021, 13:40
  • 10 giugno 2023, 07:51

RG 12.30 del 19.01.21 Il servizio di Anna Riva

RSI Svizzera 19.01.2021, 13:27

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Di: A. Riva

Inutile e inefficace. Non fa uso di mezzi termini il Consiglio federale nell'annunciare, lanciando la campagna in vista del voto di marzo sull'iniziativa popolare "Sì al divieto di dissimulare il proprio viso" (in votazione il 7 marzo), la sua contrarietà a un progetto che rappresenterebbe la strada sbagliata anche in termini di sicurezza e di consolidamento della posizione delle donne velate.

Effettivamente, ed è stato sottolineato anche dalla ministra della giustizia Karin Keller-Sutter, c'è una certa ironia nell'andare a esprimersi sul divieto di occultare il viso nel pieno di un'emergenza pandemica che ha reso la mascherina una parte integrante della figura di noi tutti. Ma tant'è: il 7 marzo si avvicina a grandi passi e per il Governo è tempo di presentare le tesi all'origine del no all'obbligo, promosso dal comitato di Egerkingen, di mostrare il volto negli spazi accessibili al pubblico, con puntuali eccezioni.

Nella foto, un "niqab"

Nella foto, un "niqab"

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"In Svizzera non è un problema"

"In Svizzera non abbiamo un problema con l'occultamento del viso. Non c'è dunque motivo di modificare la Costituzione per introdurre una disposizione a livello nazionale", così la consigliera federale. La marginalità del fenomeno sarebbe confermata da uno studio dell'Università di Lucerna: sul territorio elvetico le donne portatrici di niqab - ossia il velo integrale che lascia scoperti gli occhi - sarebbero tra le 20 e le 30. E di burqa praticamente non se ne vedrebbero. Contrariamente a quanto si possa pensare, inoltre, il velo integrale verrebbe portato in molti casi per libera scelta. Il divieto andrebbe dunque a colpire le turiste, che soggiornano solo temporaneamente in Svizzera, con ripercussioni anche economiche che potrebbero rivelarsi importanti per determinate regioni.

"Il secondo motivo del no del Consiglio federale è di natura istituzionale. L'utilizzo dello spazio pubblico, e dunque le disposizioni valide per la polizia, sono di chiara competenza dei cantoni". Cantoni che sono liberi di legiferare se ne avvertono la necessità, com'è stato il caso in Ticino e a San Gallo. Inoltre, se l'iniziativa dovesse avere successo, spetterebbe comunque ai cantoni applicarla, con possibili differenze a livello di multe o di eccezioni. La tesi dell'universalità del divieto verrebbe dunque confutata.

Di diverso parere, ovviamente, il consigliere nazionale UDC Walter Wobmann, padre dell'iniziativa: "Sono necessarie disposizioni unitarie per tutta la Svizzera. Non si può avere in un Paese così piccolo, 26 diverse norme, con la confusione che ne deriverebbe".

"Il progetto non aiuterebbe la causa femminile"

Secondo Keller-Sutter il progetto non aiuterebbe la causa femminile, poiché il reato di coercizione è già punibile. Anche in termini di sicurezza non si avrebbe un valore aggiunto: "Se ci dovessero essere conflitti con manifestanti a volto coperto, i cantoni possono intervenire. Il divieto proposto dagli iniziativisti non offre nemmeno protezione dalla radicalizzazione o dal terrorismo: gli strumenti necessari sono altri". Come la strategia su più pilastri promossa dal Governo.

Walter Wobmann controbatte. "Pensiamo per esempio all'attacco avvenuto in Ticino. Il velarsi è un tipico simbolo dell'islam radicale che non possiamo tollerare in Svizzera". Il controprogetto sostenuto dal Governo, che prevede l'obbligo di mostrare il viso alle autorità se necessario a fini identificativi ed enterà in vigore solo se l'iniziativa verrà respinta, il deputato la ritiene addirittura una sfacciataggine.

Iniziativa burqa da respingere

Telegiornale 19.01.2021, 13:30

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