La Hupac, che l'anno scorso ha aumentato il volume del traffico, conseguendo un risultato definito soddisfacente, auspica che i contributi d'esercizio per il trasporto intermodale siano mantenuti anche dopo il 2023, ovvero fino al completamento del corridoio Reno-Alpi, previsto non prima del 2030. Ciò per non compromettere il successo del trasferimento del traffico merci dalla strada alla rotaia, come ha sottolineato martedì a Zurigo la dirigenza della società con sede a Chiasso.
L'aumento di produttività garantito dalle gallerie di base, a suo dire, è infatti compromesso da una serie di fattori, tra cui le linee d'accesso che in Germania possono essere percorse da treni lunghi solo 690 metri, invece di 740; alcune tratte, inoltre, presentano pendenze che richiedono una costosa doppia trazione e in Italia il peso dei convogli dev'essere ridotto a causa dell'inefficienza delle sottostazioni elettriche; a vanificare i vantaggi concorrono inoltre gli orari mal sincronizzati tra la Svizzera e i paesi limitrofi e le continue perturbazioni dovute ai grandi cantieri che punteggiano le direttrici principali.
Per quanto riguarda i conti aziendali, già resi noti in gennaio, si ricorda che nel 2018 il fatturato è cresciuto del 19,4% su base annua, toccando quota 579,7 milioni di franchi, mentre il risultato d'esercizio ha subito una contrazione del 29,1%, attestandosi a 6,8 milioni.
ATS/dg