Dopo cinque tappe in Italia e Austria, la scorsa settimana si è conclusa in Svizzera la Carovana dei ghiacciai. Un viaggio promosso dalla Commissione internazionale per la protezione delle Alpi e dall'associazione Legambiente per raccontare il declino dovuto al riscaldamento globale. Glaciologi provenienti da tutto l’Arco alpino si sono ritrovati in Engadina per una tre giorni di analisi scientifiche e un’escursione in un luogo simbolo del cambiamento in atto, il ghiacciaio del Morteratsch.
Un ghiacciaio, che come tutti gli altri nelle Alpi, continua ad arretrare. E anno dopo anno chi lo vuole raggiungere deve affrontare un cammino sempre più lungo: “È un viaggio in quattro dimensioni perché avvicinandoci al ghiacciaio possiamo scoprire la sua dimensione con larghezza, lunghezza e profondità, ma anche con il tempo” spiega alla RSI il glaciologo dell’Università di Torino Marco Giardino.
Tempo che l'escursionista ripercorre oltrepassando le posizioni tracciate dal fronte del ghiacciaio nel corso del suo ritiro. Ma è più su, a 2400 metri di quota, che i segni della sofferenza diventano ancora più evidenti. Ruscelli in piena come vene aperte dal cuore della grande massa, e Il grigio dei detriti che conquista spazi appartenuti per millenni al bianco perenne. “Abbiamo ogni anno una perdita di 5-10 metri di spessore di ghiaccio – dice da parte sua lo storico glaciologo della Svizzera italiana Giovanni Kappenberger –, e questo è il secondo peggior anno negli ultimi 30, secondo solo allo scorso anno, quindi i due peggiori consecutivi. Sono segnali molto chiari che ci dicono che qualcosa sta cambiando”.
Un cambiamento che fa davvero male a chi ama questo ghiacciaio sin da quando era bambino: “Per me è anche un momento emozionante, perché la prima volta sono stato qui 61 anni fa, quando a 13 anni ho raggiunto la cima del Piz Morteratsch… ma dove adesso ci sono gli alberi, allora c’erano ancora 30 metri di ghiaccio” aggiunge Kappenberger.
Dopo il viaggio della Carovana, ora l'obiettivo è mettere in circolo una nuova proposta: “Formare una piattaforma che possa fornire dati a tutti i Paesi affinché si diano da fare al più presto e inizino ad adottare nuove pratiche e nuove strategie di adattamento e di mitigazione” conclude la presidente di CIPRA Italia Vanda Bonardo.