La Svizzera sta affrontando il secondo autunno con il coronavirus e la situazione pandemica torna a far salire gli indicatori di tensione sociale. È quanto emerge dall’ultimo monitoring elaborato per la SSR dall’istituto di ricerca Sotomo. Al sondaggio hanno partecipato oltre 59'400 persone provenienti da tutte le regioni linguistiche.
Malgrado la tensione risulti aumentata, l’umore resta però pressoché invariato rispetto all’estate. Questo perché la stagione fredda che è alle porte non è paragonabile a quella di dodici mesi fa. Allora i casi erano schizzati alle stelle, l’incertezza economica era ancora ben radicata tra la popolazione e doveva ancora iniziare la campagna di vaccinazione.
Si temono conflitti nell'ambito privato
Il 45% degli intervistati ha fatto sapere di temere possibili conflitti nella sfera privata. Il dato nell’ultimo rilevamento di luglio era al 24% e non era mai stato superiore al 25% negli ultimi otto sondaggi. Per quel che concerne gli altri indicatori legati alle paure personali, da segnalare anche il leggero aumento di coloro che temono di perdere il proprio lavoro: la quota è passata dal 14% al 17%. La paura più frequente rimane quella legata alla restrizione della libertà (49%). Tuttavia, questo dato ha mostrato una tendenza al ribasso dallo scorso marzo.
Vaccino obbligatorio per il personale sanitario: crescono i favorevoli
Sul fronte della vaccinazione, crescono i favorevoli all’obbligatorietà per il personale sanitario e delle case di cura: ora il dato è al 57%, in aumento di 11 punti percentuali rispetto al mese di luglio. Il 52% si è espresso in modo analogo per quanto riguarda gli insegnanti. Meno di un intervistato su due (48%) è invece a favore della misura per i lavoratori impegnati nella ristorazione e nel settore alberghiero.
Vaccinazione obbligatoria per il settore sanitario e case di cura
Certificato Covid, stabili i favorevoli
Il certificato Covid è invece sostenuto dal 62% di chi ha partecipato al monitoring (61% in luglio). Il dato è ancora più alto nella Svizzera italiana, che con il 67% è la regione linguistica più favorevole al pass. Il 59% è invece d’accordo con la decisione del Consiglio federale di abolire i test gratuiti (misura in vigore dall’11 ottobre). Sull’estensione in altri settori, non piace alla maggioranza l’idea di renderlo obbligatorio sulle piste da sci (45% di favorevoli).
Test a pagamento
Popolazione propensa alla dose di richiamo
Gli intervistati mostrano in maggioranza apertura alla dose di richiamo. Il 70% è infatti disposto a sottoporsi a una terza dose. Il 24% è contrario, il 6% manifesta indecisione. Andamento analogo a sud delle Alpi, dove i favorevoli sono il 74%, i contrari il 20% e gli indecisi il 6%.
Disponibilità al richiamo
A livello complessivo il 74% dichiara di essersi già vaccinato almeno una volta, mentre il 22% non intende farlo del tutto. Numeri in linea anche nella Svizzera italiana, con il 76% che afferma di aver già ricevuto almeno una somministrazione. Il 20% rifiuta invece il vaccino.
Disponibilità a vaccinarsi
Crolla la fiducia nei confronti di Maurer
Fiducia verso il Consiglio federale è manifestata dal 53% degli interpellati: un dato sostanzialmente stabile rispetto a quello (54%) della scorsa estate. Ad aumentare di sette punti percentuali, è però la quota, ora al 33%, di coloro che ne hanno poca. La polarizzazione su questo tema è quindi maggiore di quanto non fosse in luglio. Ancor più marcato il trend nella Svizzera italiana, dove il 48% mostra fiducia nel Governo (3 punti percentuali in meno), mentre gli scontenti sono aumentati dal 18% al 30%.
Più nello specifico si registra un andamento negativo per quasi tutti i consiglieri federali, valutati per il loro operato nel quadro della crisi. Gli intervistati, ricordiamo, hanno potuto valutare i membri del Governo federale su una scala da 1 (molto scarso) a 6 (molto buono). Il “migliore della classe” è Alain Berset, con un voto di 4,1 (in estate era 4,3). Crollo per Ueli Maurer, che è passato dal 3,8 al 3,3, scivolando al penultimo posto, davanti solo a Ignazio Cassis, stabile a 3,1. Leggero calo (-0.1) per Simonetta Sommaruga, ora con 3,8, e Guy Parmelin, con 3,7. A Viola Amherd è stato assegnato nuovamente 3,7. L’unica che si è vista attribuire una nota (leggermente) migliore è stata Karin Keller-Sutter, passata da 3,5 a 3,6.
Diminuisce sempre più la fiducia nei media
Continua a calare anche la fiducia nei media. Solo il 28% degli intervistati ritiene che questi informino in modo completo. Il dato continua a scendere ed è ai minimi dal marzo del 2020. Cresce sempre più la quota di coloro che credono che i mezzi di comunicazione stiano contribuendo a generare il panico: si è passati dal 42% di luglio al 47% di ottobre.