"La politica estera elvetica è innanzitutto politica interna”. Sono le parole, ripetute come un mantra dal consigliere federale Ignazio Cassis, che oggi, giovedì, era presente all’Università della Svizzera italiana a Lugano per stilare un bilancio dei suoi primi 100 giorni da ministro degli esteri . I giorni sono 92 per l’esattezza: “Ma anche se vivo a Berna non sono bernese - ha ironizzato Cassis - quindi anticipo, perché ci sono delle questioni nella vita da affrontare senza indugio”
La politica estera è politica interna poiché, ha sottolineato il capo del Dipartimento federale degli affari esteri (DFAE), con la democrazia diretta “ogni decisione che prendiamo può essere rimessa in discussione dal popolo”, che deve quindi sostenere la linea adottata dal Governo e portata avanti dal DFAE.
Cassis, davanti ad un pubblico composto non solo da giornalisti e addetti ai lavori ma anche da studenti e membri della società civile, ha aggiunto che il suo dipartimento sarà sempre attento a portare il contributo della Confederazione alla stabilità e pace del mondo (ricordando per esempio il contributo del paese per aiutare le vittime della guerra in Yemen). Ma il DFAE si concentrerà soprattutto sul rafforzamento dei legami con il resto d’Europa (“non bisogna per forza essere nell’Unione europea per essere fieri di essere europei: è una comunità di valori”).
Ieri alla stampa, il consigliere federale ticinese aveva tuttavia spiegato che la Svizzera “vuole il dialogo con l’UE ma questo non significa accettare tutte le condizioni che ci vengono sottoposte.” Parole ribadite tra le righe anche durante la presentazione odierna parlando dell'accordo quadro istituzionale da siglare con Bruxelles, definito prioritario, e dell'accesso al mercato europeo: "Un mercato importante, da 500 milioni di persone".
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