Il presidente della direzione di Swiss Life vuole aumentare di cinque anni - a 45 - l'obbligo di pagamento delle quote del Secondo pilastro. Ciò significa la pensione a 70 anni per gli universitari che hanno concluso gli studi a 25 anni, mentre chi ha cominciato a lavorare a 18 potrebbe ottenere la pensione già a 63 anni. Pfister vorrebbe anche una riduzione dei salari a partire dai 50-55 anni.
“Fra i modelli da considerare c'è quello di un obbligo di pagare le quote per il Secondo pilastro per una durata di 45 anni per tutti, mentre oggi è di 40 anni” afferma il manager del gruppo assicurativo in una intervista pubblicata oggi dal quotidiano romando Le Matin.
Terziario più interessato dai cambiamenti
Il provvedimento dovrebbe applicarsi a uomini e donne. “Questo significa - prosegue il Ceo di Swiss Life - che un colletto bianco che entrasse nella vita attiva a 25 anni dopo gli studi dovrebbe lavorare fino a 70 anni. Per contro, chi fa lavori più faticosi fisicamente potrebbe andare in pensione già a 63 anni, se ha cominciato a lavorare a 18 anni”.
Riduzioni di salario ai lavoratori più anziani
Quote a parte, Pfister esige tutta una serie di misure affinché possano essere assicurate le rendite di vecchiaia per le generazioni future. “Per esempio bisogna cessare di incitare i dipendenti a optare per un pensionamento anticipato”, sostiene il manager di Swiss Life, che giudica esagerate le rendite attualmente versate.
Pfister sostiene ancora che il salario “dev'essere il riflesso della performance”. Esso dovrebbe diminuire dunque con l'età. L'evoluzione della nostra società - dichiara - potrebbe portare a una curva salariale il cui vertice sarebbe raggiunto tra i 50 e i 55 anni e diminuirebbe in seguito leggermente .
Pfister ritiene che il meccanismo previdenziale attuale fondato sui tre pilastri - AVS, cassa pensione, risparmio individuale - nonostante le critiche assicurerà ancora in futuro redditi sufficienti al momento del pensionamento di chi ha oggi 20 anni.