Tre quarti dei datori di lavoro in Svizzera si dicono disponibili ad assumere dipendenti di oltre 55 anni. In questa fascia d’età, che costituisce il 23% della popolazione attiva, avviene però solo l’8% di tutte le nuove assunzioni.
La sottorappresentazione dei dipendenti over 55 nei nuovi arrivi nelle aziende è probabilmente dovuta anche alla scarsa propensione di tali lavoratori a cambiare impiego, commentano gli specialisti della compagnia assicurativa Swiss Life in uno studio pubblicato giovedì e relativo alla politica delle risorse umane nei confronti degli impiegati più anziani. E le aziende stesse hanno poco interesse nel contribuire alla loro formazione continua. Che le aziende non facciano abbastanza “non è la parola giusta”, secondo Luigi Miriello dell’associazione 50epiù, che difende i diritti di questa categoria di persone. “C’è una specie di ignoranza di questo problema”, afferma, “che purtroppo esiste ancora. Bisogna lavorare per far capire che il potenziale della categoria degli ultracinquantenni è attuale”.
La ricerca evidenzia come siano bene integrati e come il tasso di disoccupazione sia inferiore ad altri Paesi. Ma in caso di perdita dell’impiego, fanno fatica a riciclarsi nonostante le buone intenzioni sbandierate dalle aziende. “In quel caso è un dramma, non solo lavorativo ma anche sociale”, sottolinea Miriello. Per tutelarli bisogna “prima di tutto essere coscienti di questo problema. E poi basta con questi discorsi che dopo i 50 anni uno non ha voglia di lavorare o non è formato: non è vero”.
50epiù sostiene la soluzione dell’obbligo, che imporrebbe alle aziende di ingaggiare una quota minima di persone ormai nell’ultima fase della loro vita lavorativa. Ma questo “ovviamente non basta, serve un appoggio, un aiuto. Per esempio un finanziamento per la formazione”.
La situazione in Ticino è particolarmente difficile, “per me è ancora indietro”, sostiene Miriello.