Le coppie che ricorrono alla fecondazione in vitro e che rischiano di trasmettere ai figli una malattia genetica devono poter ricorrere alla diagnosi genetica preimpianto, prima cioü dell'inserimento dell'embrione nell'utero materno: per bocca di Alain Berset, il Governo ha presentato oggi un secondo progetto in tal senso, che come il primo, rispedito al mittente in sede di consultazione, pone però condizioni molto severe a questa pratica.
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Il servizio di Emanuela Burgazzoli
RSI Info 28.06.2012, 14:20
Saranno toccate fra le 50 e le 100 coppie all'anno, si stima. Il Parlamento se ne occuperà nel 2013, ma alla fine sarà il popolo ad avere l'ultima parola, essendo necessaria una modifica della Costituzione.
Otto embrioni al massimo
In sostanza, in presenza nei genitori di una patologia ereditaria grave un massimo di otto embrioni potrà essere sviluppato in un ciclo di procreazione medicalmente assistita. Negli altri paesi in genere non vi è alcuna soglia, mentre da noi, nei casi di fecondazione non considerati a rischio la legge fissa un massimo di tre embrioni.
L'altra novità concerne la possiblità di conservare congelati gli embrioni non utilizzati, che attualmente vanno distrutti o sono utilizzati a scopo di ricerca. Proprio questo è il punto iscritto nella Costituzione e su cui il sovrano dovrà obbligatoriamente esprimersi.
Non tutto sarà permesso
Permane invece tutta una serie di divieti, come quello di analisi volte a depistare per esempio la trisomia del 21mo cromosoma (sindrome di Down) e quello di selezionare bebé che possano poi, una volta venuti al mondo, fornire cellule o tessuti a fratelli malati.
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