La Confederazione starebbe per cambiare la propria politica nei confronti di chi ha lasciato la Svizzera per andare a combattere con lo Stato islamico. Il Consiglio federale, in passato sempre contrario al rimpatrio attivo di jihadisti adulti, ora sta valutando il rientro di quattro madri, di cui due straniere, con figli svizzeri. L'obiettivo è di mettere al sicuro i bambini evitando i rischi legati ai rientri clandestini.
I casi - di cui riferiscono la Sonntagszeitung e Le Matin Dimanche - riguardano sette bambini, tutti originari dei cantoni Vaud e Ginevra. Attualmente sono rinchiusi con le loro mamme in un campo gestito dai curdi. I padri si troverebbero invece in carcere.
Il cambiamento di rotta potrebbe anche avere a che fare con la recente valutazione del Servizio delle attività informative, secondo il quale la situazione nel nord della Siria è "esplosiva". Dopo nuovi attacchi degli estremisti islamici ai curdi, la situazione rischia di diventare pericolosa anche per i sette bimbi svizzeri. Ma non solo. Si teme che i prigionieri, approfittando della situazione, fuggano dai campi e tentino di tornare nel paese dal quale sono partiti per vie clandestine. Secondo diversi rappresentanti dell'Amministrazione federale, sarebbe dunque meglio prevedere uno spostamento controllato.
La scorsa settimana, davanti al Consiglio degli Stati, il consigliere federale Ignazio Cassis ha affermato che il Governo non vuole rimpatriare i combattenti. Per i minorenni, invece, i singoli casi saranno esaminati su richiesta dei cantoni.
Il Consiglio federale dovrebbe prendere posizione sul tema nei prossimi giorni.