Si è aperto questo martedì mattina al Tribunale penale federale di Bellinzona il processo d’appello sul riciclaggio di denaro della mafia bulgara, che in primo grado ha visto Credit Suisse condannata. In seguito all’acquisizione dell’ex rivale, sarà questa volta UBS a doversi presentare sul banco degli imputati, dopo aver cercato invano di ottenere l’archiviazione del procedimento. Il leader bancario elvetico sostiene che la scomparsa di Credit Suisse dovesse avere le stesse conseguenze della morte di una persona fisica. In una sentenza resa nota a inizio settembre, la Corte d’appello del TPF ha però respinto questa interpretazione. La questione è ancora aperta, deve pronunciarsi in ultima istanza il Tribunale federale, e per questo UBS ha chiesto nel corso dell’udienza che il processo in appello sia temporaneamente sospeso.
In primo grado, alla fine del mese di giugno del 2022, Credit Suisse era stata condannata a pagare una multa di 2 milioni di franchi e un risarcimento di 19 milioni. L’istituto era stato ritenuto colpevole di aver aiutato l’organizzazione di Evelin Banev, capo di una rete criminale che importava decine di tonnellate di cocaina in Europa, a riciclare parte dei proventi dell’attività. Gli altri quattro imputati avevano invece ottenuto la sospensione parziale o completa della pena. Una di loro, che gestiva i fondi di Credit Suisse, nel frattempo è morta.
La banca e due dei coimputati hanno in seguito inoltrato ricorso. Ma anche il Ministero pubblico della Confederazione ha fatto altrettanto e non è quindi escluso che la pena venga aumentata: la procura federale aveva infatti chiesto una multa di 5 milioni - il massimo previsto dalla legge - e un risarcimento di 41 milioni.
Notiziario 10.00 dell’1.10.2024
Notiziario 01.10.2024, 10:00
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