Il declassamento della Svizzera in seno al programma di ricerca europeo Horizon (il maggiore a livello Continentale con investimenti per 100 miliardi di euro) inizia a farsi sentire: a rischio non ci sono solo prestigio e competitività del polo scientifico elvetico ma anche posti di lavoro. A suonare l'allarme sono i politecnici federali, le università e l'industria farmaceutica, che in una risoluzione comune esortano il Consiglio federale a fare il possibile affinché la Svizzera torni ad esservi associata a pieno titolo, mettendo nel frattempo in atto misure di compensazione.
"Stiamo vivendo le prime battute d'arresto", ha detto il presidente del consiglio dei Politecnici Michael Hengartner in un'intervista alla SonntagsBlick. Insieme a Matthias Leuenberger dell'associazione industriale Scienceindustries e Yves Flückiger della Conferenza dei rettori universitari Swissuniversities, ha avvertito che il futuro internazionale della Svizzera come centro di ricerca e innovazione sarebbe in pericolo se le discussioni con l’UE non trovassero uno sbocco positivo. Secondo le informazioni raccolte, i primi scienziati svizzeri sono già stati esautorati nei progetti di ricerca, dovendo rinunciare alla direzione di vari progetti dell'UE. I finanziamenti sono stati tagliati, gli studenti sono discriminati rispetto ai loro omologhi europei e le università svizzere hanno problemi di reclutamento.
In una risoluzione, critica anche con i partiti politici per lo stallo negoziale, i rappresentanti dei Politecnici, delle università e dell'industria farmaceutica hanno chiesto una piena associazione a Horizon entro la fine del 2022. Secondo la risoluzione, i programmi di ricerca dell'UE contribuiscono in modo significativo al collegamento internazionale e all'attrattiva e alla reputazione della Svizzera come centro di pensiero e di lavoro.