Tra il mezzo franco pagato al pezzo in Cina e il franco e venti che è disposta a pagare la Confederazione (ormai obbligata a procurarsene 330 milioni destinate alla poplazione), c'è di mezzo - letteralmente - un oceano.
Abdallah Chatila, l'uomo d'affari ginevrino che di fronte all'importanza della domanda di mascherine sul mercato svizzero, ha messo in piedi una task force cinese in grado di fornirgliene quante ne vuole, non è certo un benefattore. Le compera a 45 centesimi l'una in Cina e le rivende a 85 centesimi il pezzo in Svizzera. Nel corso degli ultimi due giorni e grazie a internet, spiega in un servizio di Davide Paggi trasmesso dal Telegiornale RSI, ne ha già vendute 30 milioni.
Alcuni politici hanno criticato il costo dell'operazione messa in atto dalla Confederazione, ma il delegato Covid-19 della Confederazione non se la sente di criticare l'Ufficio federale della sanità pubblica. "Nessuno poteva prevedere quello che è capitato - spiega Daniel Koch - . In futuro faremo sicuramente meglio". E poi un certo margine di sicurezza bisogna sempre garantirselo quando si prenotano certi prodotti, aggiunge dal canto suo il farmacista cantonale ticinese Giovan Maria Zanini, altrimenti "rischi che, in caso di nuova crisi, la merce te la portino via all'ultimo momento".