La Svizzera non deve firmare il patto ONU sulle migrazioni: ne è convinta la commissione delle istituzioni politiche del Consiglio nazionale, la quale, con 15 voti contro 9, chiede al Consiglio federale di non sottoscrivere il trattato.
L’organo parlamentare spiega di essere consapevole che si tratti solo di una dichiarazione di intenti non vincolante, ma ritiene che il paese non debba impegnarsi, a livello internazionale, per il raggiungimento di obiettivi che potrebbero essere in contraddizione con la propria legislazione: a rimanerne danneggiata sarebbe la coerenza della Confederazione in materia di politica migratoria.
Una minoranza di membri della commissione, sostiene invece la necessità di considerare maggiormente il contesto internazionale per poter far fronte in modo sensato al fenomeno della migrazione; una maggiore cooperazione a livello internazionale gioverebbe dunque anche alla Svizzera.
Il patto deve essere approvato formalmente durante la conferenza internazionale di Marrakech prevista in dicembre; il Consiglio federale ha annunciato che lo firmerà. L'accordo mira a definire dei criteri armonizzati per una migrazione ordinata. Lo scopo è quello di fornire maggiore aiuto in loco, lottare contro la tratta di esseri umani, rendere più sicure le frontiere, garantire il rispetto dei diritti dell’uomo e un’integrazione duratura nei paesi di accoglienza.
Fra le misure previste, tuttavia, quella concernente la detenzione in vista dell’esecuzione del rinvio di chi ha meno di 15 anni diverge dal diritto elvetico: il trattato raccomanda di evitarla, mentre la legislazione svizzera la consente.
Quasi tutti i paesi hanno dichiarato che sosterranno il trattato, ad eccezione degli Stati Uniti, dell’Ungheria e dell’Austria.
ATS/ludoC