Svizzera

Minimum tax sì, ma in Svizzera non nel 2023

Accordo storico tra 136 Paesi sulla tassazione al 15% per multinazionali e colossi del web - Il DFF: "Non sarà possibile rispettare calendario OCSE"

  • 8 ottobre 2021, 22:16
  • 20 novembre, 19:30
01:09

Notiziario 18.30 dell'08-10-2021

RSI Info 08.10.2021, 21:09

Di: ATS/M. Ang. 

"Un accordo storico": 136 Paesi (sui 140 del Quadro Inclusivo OCSE/G20) hanno raggiunto un'intesa sulla cosiddetta minimum tax, che impone una tassazione almeno del 15% alle grandi multinazionali, a cominciare dai colossi del web. Tra di essi pure la Svizzera, ma il Dipartimento federale delle finanze (DFF) sottolinea che, per la Confederazione, non sarà possibile introdurre le nuove regole nel 2023, come previsto dall’Organizzazione per la Cooperazione e lo Sviluppo Economico (OCSE).

"Le critiche espresse dalla Svizzera – e da altri Paesi – riguardano il calendario dell’OCSE", si legge in un comunicato del DFF diffuso venerdì, "calendario che non terrebbe debitamente conto dei processi legislativi nazionali. Il consigliere federale Ueli Maurer l’ha ribadito in occasione del vertice ministeriale dell’OCSE tenutosi il 5 e 6 ottobre 2021 a Parigi".

Ursula von der Leyen: "Momento storico"

L'intesa raggiunta da 136 Paesi è stata resa possibile, dopo anni di intensi negoziati, grazie all'adesione di Irlanda, Estonia e Ungheria, che per lungo tempo si erano opposte. L'Europa, si è impegnata molto sul tema. "Accolgo con favore l'accordo odierno sulla riforma fiscale globale. Questo è un momento storico. È un importante passo avanti per rendere più equo il nostro sistema fiscale globale", ha commentato la presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen. "La Commissione europea ha sostenuto con forza questo sforzo internazionale. Vorrei ringraziare il commissario Paolo Gentiloni e i suoi servizi per il loro instancabile lavoro", ha aggiunto la presidente europea.

Paolo Gentiloni: "Il multilateralismo è tornato"

"Il multilateralismo è tornato", ha sottolineato Gentiloni, tra i i protagonisti dell'accordo. Sula tassazione globale plaude anche il vice presidente UE, Valdis Dombrovskis. Il segretario generale dell'OCSE, Mathias Cormann, rende omaggio alla "grande vittoria per un multilateralismo efficace ed equilibrato". "Si tratta di un accordo di grande portata - dice Cormann -. Garantisce che il nostro sistema fiscale internazionale si adatti ad un'economia globale digitale".

Solo Kenya, Nigeria, Pakistan e Sri Lanka non hanno aderito

L'accordo prevede una tassazione minima del 15% per le aziende multinazionali a partire dal 2023. Gli unici 4 Paesi che non hanno aderito sono Kenya, Nigeria, Pakistan e Sri Lanka.

Dal 2023 pagheranno le 100 multinazionali più grandi

I restanti 136 che hanno detto "sì" rappresentano "oltre il 90% del PIL mondiale", precisa l'OCSE, aggiungendo che l'intesa consentirà "di riattribuire a Paesi del mondo intero i benefici per oltre 125 miliardi di dollari realizzati da 100 aziende multinazionali tra le più grandi e più redditizie al mondo". Obiettivo? Fare in modo "che queste società possano onorare la propria giusta parte fiscale qualunque siano le giurisdizioni in cui esercitano le loro attività e realizzano benefici".

Viene così finalizzata l'intesa politica raggiunta a luglio dai membri del Quadro inclusivo, con l'obiettivo di riformare in profondità le regole fiscali del pianeta. Con il via libera di Dublino, Tallinn e Budapest, l'intesa viene ormai sostenuta da tutti i Paesi membri dell'OCSE, dell'Unione europea e del G20.

Basato su due pilastri, l'accordo viene annunciato a pochi giorni dal G20 dei ministri delle Finanze previsto a Washington il 13 ottobre e soprattutto dal vertice del G20 di Roma di fine mese. L'accordo sulla minimum tax, precisa l'OCSE, non ha come obiettivo di "porre fine alla concorrenza fiscale" ma "di porre dei limiti convenuti multilateralmente".

02:01

"La rivoluzione fiscale"

Telegiornale 10.07.2021, 22:00

Biden, la minimum tax aiuterà i lavoratori

Plauso di Joe Biden all'accordo per la "minimum tax" al 15%. "Per decenni i lavoratori e i contribuenti americani hanno pagato il prezzo di un sistema fiscale che premiava le multinazionali che trasferivano posti di lavori e profitti all'estero", ha detto il presidente, la cui amministrazione ha sostenuto la nuova tassa. "Questa corsa al ribasso ha danneggiato non solo i lavoratori americani, ma ha messo anche molti dei nostri alleati in una posizione svantaggiosa", ha aggiunto.

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