Svizzera

Multinazionali responsabili, quattro anni dopo ci si riprova

Lanciata una nuova iniziativa dopo quella accolta dal popolo ma bocciata dai Cantoni nel novembre 2020 - Il controprogetto ha avuto un impatto “insignificante”

  • Ieri, 10:32
  • Ieri, 11:13
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Critiche anche alle condizioni "simili alla schiavitù" in piantagioni di caffè che viene poi commercializzato da un colosso svizzero

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Di: ATS/pon 

Le multinazionali con sede in Svizzera non fanno ancora abbastanza per proteggere l’ambiente e i diritti umani, mentre l’evoluzione internazionale va verso norme più stringenti. È quanto sostiene un comitato interpartitico, di cui fanno parte anche personalità della società civile e dell’economia, che ha lanciato ufficialmente martedì a Berna l’iniziativa “Per grandi imprese responsabili - a tutela dell’essere umano e dell’ambiente”. La proposta di modifica costituzionale prevede multe per i trasgressori proporzionali al fatturato e la rifusione dei danni causati dalle imprese controllate che operano all’estero.

Secondo una nota diffusa martedì il comitato, di cui fanno parte anche il consigliere nazionale Giorgio Fonio (Centro/TI) e il membro del Gran consiglio ticinese Matteo Quadranti (PLR), il controprogetto all’iniziativa per imprese responsabili - approvata dal popolo ma bocciata dalla maggioranza dei Cantoni nel novembre 2020 - ha avuto un impatto “insignificante”. Era stato “introdotto sostanzialmente su richiesta della lobby delle multinazionali” ma si concentra sull’obbligo di rendicontazione.

Attualmente, precisa la nota, le multinazionali con sede in Svizzera continuano a violare gli standard ambientali e i diritti umani fondamentali. Comportamenti che, a parere di Fonio, “nuocciono alla reputazione della nostra piazza economica e devono pertanto cessare”. Gli esempi, citati dal comunicato, non mancano: si pensi a una miniera di Glencore in Perù, che inquina vaste porzioni di territorio, alle raffinerie dell’oro come quella di MKS Pamp, che importa metallo prezioso di origine problematica in Svizzera, per non parlare della multinazionale del trading di metalli IXM, che in Namibia ha lasciato in eredità 300’000 tonnellate di rifiuti altamente tossici, o ad alcune multinazionali nel settore del cacao che traggono profitto dal lavoro minorile.

L’iniziativa presentata martedì fa suo l’appello lanciato il primo giugno 2024 da 140 esponenti del Centro, del PLR, dei Verdi liberali e del partito evangelico, nonché da 80 personalità dell’economia con cui si chiede alla Confederazione di promuovere una legislazione sulla falsariga delle nuove direttive dell’Unione Europea, adottate nel maggio scorso. Stando ai promotori, la Svizzera non deve rimanere l’unico Paese in Europa senza una legge in materia.

04:46

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Notiziario 07.01.2025, 11:00

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