Il presidente della Confederazione Guy Parmelin incontrerà venerdì a Bruxelles la presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen per discutere dell’accordo quadro.
"Non interpreterò Boris Johnson", ha precisato il consigliere federale interrogato sull'argomento da Le Matin Dimanche, riferendo che la situazione elvetica non è paragonabile alla Brexit perché la Svizzera non vuole "lasciare un accordo, ma trovare una soluzione per svilupparlo". "Non è così che operiamo in Svizzera", ha concluso Parmelin.
Il Governo ha pensato "a lungo" ad alternative nel caso in cui l'accordo fallisse, ha affermato il capo del Dipartimento dell’economia che rappresenterà il parere del Consiglio federale.
Il presidente dell'associazione professionale Swissmem mette però in guardia contro un simile scenario. "Senza un accordo quadro, la Svizzera perderà posti di lavoro perché le nostre aziende investiranno sempre di più all'estero in futuro", ha dichiarato Martin Hirzel alla NZZ am Sonntag.
Ignazio Cassis sarebbe rimasto solo in Governo
Secondo il domenicale SonntagsZeitung il Consiglio federale non ha ancora una strategia in materia a pochi giorni dal vertice a Bruxelles e aggiunge che il ministro degli esteri Ignazio Cassis sarebbe rimasto il solo a difendere un piano B per superare l'impasse sull'accordo quadro con l'Unione europea. La proposta di Cassis, ritenuta non adoperabile dagli altri consiglieri federali, prevedeva di congelare i negoziati sull'attuale intesa.
Il ticinese voleva offrire all'UE di modernizzare l'accordo di libero scambio esistente e di sbloccare il miliardo di coesione, riducendo inoltre da 8 a 4 giorni una delle regole di protezione contro la concorrenza dei lavoratori esteri. Ciò avrebbe significato che la Svizzera avrebbe fatto concessioni su uno dei punti più controversi dell'accordo quadro, al di fuori però della convenzione. In cambio la Confederazione avrebbe evitato di sottomettersi alla Corte di giustizia europea.