Crescita dei contagi, aumento delle ospedalizzazioni, un inverno davanti con non poche incognite. Come pensa il Governo di affrontare i prossimi sviluppi della pandemia? Intorno a questo interrogativo di fondo ha ruotato un'intervista rilasciata da Alain Berset al nostro corrispondente a Berna Mattia Serena. E un dato intanto appare certo: nel breve termine, anticipa il ministro della sanità, non si può immaginare di fare degli allentamenti per quanto riguarda l'utilizzo del certificato Covid. "Vediamo che il Consiglio federale ha avuto ragione 3 settimane fa a mostrarsi prudente. I casi sono quasi triplicati rispetto ad un mese fa. I ricoveri crescono, e siamo solo all'inizio di novembre", afferma Berset, sottolineando che si tratta ora di riuscire a non perdere il controllo, evitando lo scenario di un sovraccarico dei nosocomi.
Seidisera del 12.11.2021 - L'intervista integrale di Mattia Serena ad Alain Berset
RSI Info 12.11.2021, 18:58
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La situazione impone cautele ma il consigliere federale, almeno per ora, accantona l'ipotesi di un'opzione "2G" - con il certificato rilasciato solo a vaccinati o guariti - come deciso invece in Austria. "È vero che in una pandemia non bisogna mai dire mai" ma "limitare il certificato ai vaccinati e ai guariti sarebbe veramente un passo importante che non vogliamo fare. E in Svizzera crediamo che debba essere possibile continuare con il certificato per vaccinati, guariti e testati", osserva il ministro, rilevando che nella Confederazione le cifre della pandemia aumentano, ma che al momento non si constata un'esplosione.
In tema di vaccinazione il dibattito si focalizza anche sulla terza dose, ora destinata in Svizzera a coloro che hanno più di 65 anni. Altri Stati, va rilevato, la raccomandano però per tutti. "La vaccinazione", risponde Berset, "evita soprattutto i ricoveri in ospedale: questa protezione è rimasta praticamente invariata per le persone con meno di 65 anni; al contrario per i più anziani è un po' diminuita, di circa il 10%. Ciò giustifica dare loro la priorità" per il richiamo, argomenta il ministro, sottolineando però che la protezione offerta dal vaccino cala un po' in tutte le fasce d'età e che, alla luce di questo dato, il Consiglio federale sta valutando le opzioni. Ad esempio, l'apertura del richiamo a tutti. "Decideremo in base a ciò che ci consentirà di contrastare al meglio questa pandemia".
Il Governo, evidenziano intanto i sondaggi, incassa sempre la fiducia della maggioranza della popolazione per la gestione della crisi. Non mancano però riserve e critiche. Che ci siano, sostiene il ministro, è normale. Tuttavia "alla fine di quest'anno credo che saremo l'unico Paese al mondo dove i cittadini avranno votato due volte sulla gestione della crisi. E questa è una grande forza che ci fa stare insieme. Purtroppo negli ultimi tempi una piccola minoranza ha utilizzato l'odio e la violenza. Ma la Svizzera non funziona così. Alla base della democrazia diretta c'è un dibattito corretto e rispettoso, per poi arrivare a una decisione popolare, come accadrà alla fine del mese", conclude il consigliere federale.