Svizzera

Non si educano i figli con la violenza

Protezione dell'infanzia svizzera esige l'introduzione di una base giuridica per vietare le pene corporali

  • 17 ottobre 2022, 11:17
  • 20 novembre 2024, 14:43
01:29

RG 09.00 del 17.10.22 - Il servizio di Mirko Priuli

RSI Info 17.10.2022, 11:00

  • Archivio Keystone
Di: Diem/RG 

Un bambino su due in Svizzera subisce violenza fisica o psicologica (o entrambe) tra le mura domestiche. A dirlo uno studio dell’Università di Friburgo svolto, intervistando oltre 1’000 genitori, su incarico di Protezione dell’infanzia Svizzera che ora esige che il diritto a un’educazione non violenta sia sancito dalla legge.

Il 40% dei genitori ne ha già fatto uso

In Svizzera il 40% dei genitori ha già usato punizioni corporali nei confronti dei propri bambini, nel 15% si tratta di sculacciate. I motivi che portano le mamme e i papà ad usare la violenza nei confronti dei propri figli sono numerose: rabbia, stanchezza, il bambino che non obbedisce. Quasi un genitore su sei ricorre regolarmente all’uso della violenza psicologica, nei casi più frequenti - si legge nel comunicato di Protezione dell’infanzia svizzera - si tratta di gravi insulti seguiti da mancanza di affetto.

In numerose famiglie svizzere, sottolinea l'associazione, le punizioni che danneggiano la psiche e il corpo fanno ancora parte della realtà quotidiana, e in molti casi sembrano far parte dell’educazione. In Svizzera oggi la metà di tutti i bambini sperimenta la violenza nell’educazione. Un bambino su cinque è vittima di gravi violenze. Ogni anno, 1'500 bambini finiscono al pronto soccorso pediatrico degli ospedali a causa di "misure educative". Sono cifre che devono risvegliare l’attenzione.

Attualmente nella legislazione elvetica non esiste un divieto delle pene corporali se queste non provocano danni evidenti. Per l’associazione ciò significa, implicitamente, che sono consentite, come dimostrano le sentenze corrispondenti del Tribunale federale. Tanti i danni che si possono causare ai propri figli ricorrendo all’uso della violenza nella loro educazione: dai danni fisici ai deficit cognitivi o emotivi, fino ai danni psicologici come le depressioni, i pensieri suicidi, l’alcolismo, la tossicodipendenza. Da qui l’appello dell’Associazione: "Esigiamo che la Svizzera applichi finalmente, con forze congiunte, la Convenzione ONU sui diritti dell’infanzia", afferma Regula Bernhard Hug, segretaria generale di Protezione dell’infanzia Svizzera. "È necessaria una legge adeguata che assicuri il diritto all’educazione non violenta: l’educazione dei figli è un fatto privato, la violenza sui bambini no". Un’idea che trova un riscontro positivo anche tra i genitori interpellati dallo studio: due terzi di loro ha dichiarato di aspettarsi da una tale legge effetti positivi per la promozione di un’educazione non violenta.

Mamme e papà più consapevoli

Negli ultimi cinque anni - viene spiegato nel comunicato - è notevolmente aumentata la consapevolezza dei genitori in merito alla violazione dei limiti nell’educazione: oggi 8 persone su 10 (il doppio rispetto al 2017) dichiarano di farsi dei rimproveri per aver usato punizioni corporali.

Oltre a battersi per avere una legge per il diritto all’educazione non violenta, Protezione dell’infanzia Svizzera lotta contro questo fenomeno anche per mezzo di campagne di sensibilizzazione e offerte di prevenzione. Un anno fa, ad esempio, è stato lanciato "Emmo", il peluche dai due volti che può aiutare i bambini a comunicare il proprio stato d’animo. Se tutto va bene il mostriciattolo ride, mentre se viene rivoltato appare triste. Un metodo che può permettere ai genitori di capire come il proprio figlio sta vivendo una determinata situazione.

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