Il sindacato del settore dei trasporti (SEV) la chiedeva da tempo: l’obbligatorietà della mascherina su treni e bus a tutela della salute degli impiegati. Ma il presidente Giorgio Tuti è cosciente che si tratta di un’arma a doppio taglio: "Abbiamo delle mansioni, riguardanti il controllo dei biglietti e la sicurezza, ma non siamo poliziotti, ed è giusto che sia così", ci spiega.
Quindi come comportarsi in caso di clienti che si rifiutano di indossarla? "Discutere, cercare di convincerli a mettersi la mascherina, adottando le misure per evitare un escalation". Secondo Tuti, il personale dei mezzi di trasporto è abituato a gestire situazioni di tensione. Grazie ai contatti coi colleghi dei paesi vicini è abbastanza tranquillo: la maggioranza sembra attenersi alle regole.
La scomodità della mascherina
Non è prevista una multa per chi si rifiuta di indossare la mascherina. È però possibile indirettamente e può arrivare a 10'000 franchi, se il passeggero oppone resistenza all’invito degli addetti alla sicurezza (per esempio della polizia ferroviaria) a scendere dal mezzo di trasporto alla prima fermata possibile.
Ma cosa dire a quei controllori che trovano troppo scomoda la mascherina, soprattutto in giornate molto calde? "È chiaro che è più comodo senza mascherina", risponde ancora Giorgio Tuti, "ma finora nessuno è stato ricoverato perché la indossava… ci sono invece migliaia di morti per il Covid-19. Sopportiamo questa scomodità, e usciamo in fretta da questa situazione".
L’obbligo della mascherina vale per tutti i passeggeri su treni, tram, autobus, funivie e battelli, indipendentemente dal numero di persone che utilizzano il mezzo di trasporto. Sono esclusi bambini al di sotto dei 12 anni.